sabato 26 ottobre 2013

Lo squalo goblin (Mitsukurina owstoni)

Un particolarissimo e curioso squalo vive nelle profondità marine; è  lo "squalo goblin" (o squalo folletto), conosciuto dai giapponesi fin dall'antichità come "Tengu-zame" e descritto per la prima volta dal mondo scientifico nel 1898 con il nome scientifico di: "Mitsukurina owstoni".
Il nome del genere (Mitsukurina) deriva da quello dello zoologo giapponese Kakichi Mitsukuri, che diede il primo esemplare conosciuto a D.Jordan per la descrizione e identificazione.
Il nome della specie (owstoni) invece viene da A.Owston, un collezionista che acquistò il primo esemplare da un pescatore giapponese.


Questo squalo è l'unico membro vivente della famiglia dei Mitsukurinidae, ed è uno squalo abissale che nuota a profondità variabili tra i 300 ed i 1400 metri e le sue abitudini in alto mare sono ancora oggi poco conosciute per la difficoltà nel seguirlo e trovarlo nell'immensità degli oceani.
Lo squalo goblin può raggiungere i 3,3 metri di lunghezza e i 159 chili di peso ma spesso sono stati rinvenuti esemplari più piccoli sui 300-400cm.



La principale caratteristica che distingue questo animale è la stranissima forma della testa; lo squalo goblin possiede un lungo rostro simile ad un becco appiattito che è molto più lungo del muso delle altre specie di squalo.
Altra particolarità di questa specie è il colore del corpo, quasi completamente rosa-grigio, e le lunghe mascelle protrusibili grazie al fatto che la mascella non è fusa al cranio ma "in sospensione" attraverso legamenti e cartilagini. Quando la mascella viene estroflessa, in realtà i legamenti si rilassano, e si contraggono in seguito per far rientrare la mascella all'interno del cranio.
La rapida espansione della mascella provoca, inoltre, una sorta di vortice che aiuta lo squalo durante la predazione.
Secondo alcuni ricercatori, l'ampiezza d'apertura della mascella dello squalo goblin e la capacità così ampia di estrofletterla, è un adattamento ad un ambiente povero di scelte per quanto riguarda le possibili prede. Un adattamento di questo tipo permette a questo squalo di nutrirsi facilmente di prede delle dimensioni più diverse; dal piccolo crostaceo al grande cefalopode.
I suoi denti anteriori sono lunghi, lisci e sottili per cui sono abbastanza fragili soprattutto se paragonati a quelli posteriori che sono tozzi. La disposizione dentale fa pensare che le sue prede siano soprattutto piccoli pesci, cefalopodi e crostacei, prede catturate e trattenute dai denti anteriori e poi frantumate da quelli posteriori.
Quando le mascelle sono retratte all'interno della bocca, lo squalo goblin ricorda uno squalo toro (Carcharias taurus) ma di colore rosa e con un naso insolitamente lungo.

La particolare colorazione rosa-grigio è dovuta non a pigmenti ma ad una pelle molto sottile ed insolita, se confrontata con gli altri squali, che lascia intravedere i capillari sotto cutanei. Questa pelle è molto sottile e molle e per questo molto delicata e facilmente soggetta a lacerazioni.
Le pinne hanno una colorazione bluastra (dovuta alla grande capillarizzazione), le pettorali sono corte e larghe, le due dorsali arrotondate e più piccole delle ventrali e della pinna anale, anche questa arrotondata.

Estroflessione della mascella da parte di Squalo goblin

Lo squalo goblin deve cacciare in un ambiente dove l'oscurità la fa da padrone per cui non è sempre semplice individuare le poche prede che si trovano in profondità. Oltre ad utilizzare i suoi sensi si può notare che, se guardiamo lo squalo goblin dall'alto, si possono individuare gli occhi sulla cima del capo. Si pensa infatti che sia in grado di alzare gli occhi verso l'alto in modo da osservare le prede sopra di lui ed utilizzare così la poca luce che passa attraverso le profondità marine. L'occhio dello squalo goblin non possiede la membrana nittitante tipica di molti squali; gli squali che non la posseggono sono, infatti, solitamente capace di muover gli occhi all'indietro (come lo squalo bianco).
Altro adattamento che utilizza per individuare la preda sono delle strutture, chiamate ampolle di Lorenzini, presenti sul rostro. Queste strutture sono degli elettro recettori altamente sensibili che lo aiutano ad individuare il campo magnetico delle prede.
La conformazione corporea e gli adattamenti di questo squali fanno pensare che solitamente si muova in prossimità dei fondali marini, con spostamenti brevi e lenti.

La maggior parte degli esemplari di Mitsukurina owstoni catturati proviene dal Giappone prevalentemente in un'area compresa tra la Baia di Tosa e la Penisola di Boso. L'areale pacifico della specie è piuttosto esteso. Esemplari di M. owstoni sono stati trovati nelle acque al largo del Sudafrica e in vari siti sparsi un po' in tutto l'Oceano Pacifico occidentale. Altri squali goblin sono stati catturati al largo delle coste di Australia e Nuova Zelanda.
Nell'Oceano Atlantico la presenza della specie è stata confermata al largo della Guiana Francese a ovest e nel Golfo di Biscaglia e al largo di Madeira e del Portogallo a est. Dall'altro lato dell'Atlantico altri esemplari sono stati catturati anche nel Golfo del Messico.
Distribuzione geografica di Mitsukurina owstoni
Della sua riproduzione non si sa nulla ma si pensa siano ovovivipari come tutti i membri dell'ordine dei Lamniformi. Sebbene non sia mai stata catturata o avvistata una femmina gravida, si presume che  le uova maturino e si schiudano all'interno del corpo della madre e i piccoli vengano partoriti vivi.

Recentemente ci si domanda come un animale così adattato alle profondità marine sia, in realtà, stato catturato molto spesso a profondità relativamente basse. Alcuni pensano sia uno squalo che vaga per le profondità alla ricerca di cibo e, quando il cibo scarseggia, si sposta verso la superficie rischiando in questo modo da essere catturato dai pescatori. Tuttavia non è considerato dalla IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), un animale a rischio estinzione poichè le sue normali abitudini abissali e le rare (e casuali) catture da parte dei pescatori, fanno pensare che non sia a rischio diretto. Infatti c'è sempre il rischio che, con il ridursi continuo e progressivo delle specie marine, lo squalo goblin possa rischiare la fame e, forse, questi primi avvistamenti in acque meno profonde possono essere un primo segnale di un declino trofico del sua areale.
Solo la ricerca scientifica ci potrà dare risposte a riguardo, nella speranza di non perdere, nel frattempo un organismo talmente affascinante e spettacolare impoverendo così i nostri mari di un altro "miracolo" della natura.



Per saperne di più:
- http://it.wikipedia.org/wiki/Mitsukurina_owstoni
- http://oubliettemagazine.com/2013/06/29/lincredibile-squalo-goblin-il-corpo-e-rosa-e-ricorda-una-sagoma-di-cartapesta/
- http://www.prionace.it/squalogoblin.htm#Nota%201

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