Agli inizi degli anni 2000 Silvia Maciá, una biologa marina, osservò un animale marino uscire dall'acqua per qualche secondo, sollevandosi di circa 2 metri. All'apparenza le sembrò un pesce volante ma in breve tempo si accorse di aver appena visto un calamaro "in volo".
Il calamaro venne identificato come appartenente alla specie Sepioteuthis sepioidea, era lungo circa 20 centimetri, e dotato di piccole pinne ondulate, che generalmente servono per controllare i movimenti in acqua. Questo calamaro è stato osservato da Maciá mentre eseguiva balzi fuori dall'acqua per oltre 10 metri di lunghezza e due in altezza. Durante il volo, inoltre, il calamaro distendeva pinne e tentacoli, come se stesse cercando di controllare la traiettoria di volo.
Dopo questo avvistamento uno studio più approfondito e la raccolta di dati incrociati con altri biologi marini ha permesso di identificare almeno 6 specie di calamari capaci di spingersi fuori dall'acqua in maniera attiva.
Si è anche notato che alcuni calamari si spingono fuori dall'acqua in maniera solitaria mentre altri lo fanno in gruppi numerosi.
La notizia fece il giro del mondo soprattutto dopo che il volo fu immortalato in Brasile dal fotografo Bob Hulse in crociera in quelle acque.
Dopo questo avvistamento uno studio più approfondito e la raccolta di dati incrociati con altri biologi marini ha permesso di identificare almeno 6 specie di calamari capaci di spingersi fuori dall'acqua in maniera attiva.
Si è anche notato che alcuni calamari si spingono fuori dall'acqua in maniera solitaria mentre altri lo fanno in gruppi numerosi.
La notizia fece il giro del mondo soprattutto dopo che il volo fu immortalato in Brasile dal fotografo Bob Hulse in crociera in quelle acque.
Ma come mai i calamari compiono questi balzi fuori dall'acqua?
Gli esperti sono concordi nel ritenere questo volo come una tecnica di fuga e ciò sarebbe confermato da avvistamenti in natura come ad esempio quello di un branco di calamari che per fuggire ad un banco di tonni faceva lunghi voli (30 metri anche) fuori dall'acqua.
Gli esperti sono concordi nel ritenere questo volo come una tecnica di fuga e ciò sarebbe confermato da avvistamenti in natura come ad esempio quello di un branco di calamari che per fuggire ad un banco di tonni faceva lunghi voli (30 metri anche) fuori dall'acqua.
La foto che ha permesso lo studio sul volo dei calamari dell'università di Hokkaido |
IL MECCANISMO DEL VOLO
Studi effettuati dall'Università di Hokkaido, pubblicati sulla rivista Marine Biology, hanno confermato che alcune specie di calamari oceanici, in particolare molluschi della famiglia Ommastrephidae, sono effettivamente in grado di spiccare il volo e planare per distanze relativamente lunghe e reagire "attivamente" durante la fase di volo e planata. L'università giapponese, per il suo studio, si è basata su una sequenza fotografica scattata nel pacifico nord occidentale che mette in luce come i calamari cambierebbero postura durante il volo ed in particolare a seconda della fase di volo.
Secondo gli studi, questi calamari utilizzerebbero il loro sistema di propulsione a getto, utilizzato in acqua per movimenti rapidi sia in fase di fuga sia in fase di predazione, per emergere dall'acqua anche per più di 2 metri d'altezza ed una trentina in lunghezza.
Sono state identificate, nello specifico, 4 fasi per passare dalla condizione di nuoto a quella di volo: lancio,spinta a getto, volo a planare e tuffo.
Mentre nuotano, i
calamari si riempiono d'acqua che poi utilizzano per lanciarsi in aria espellendo un
forte getto d'acqua dal corpo. Una volta lanciato da questa spinta a
getto, il calamaro allarga le "pinne" ed i tentacoli a formare
delle strutture simili a delle ali; i calamari hanno una membrana tra i tentacoli simile a quella
dei piedi palmati delle anatre e ciò li aiuta a creare maggior attrito
con l'aria e a consentire il volo planato.
Si è notato che i calamari possono planare ad una velocità di 11,2 metri al secondo (Usain Bolt, vincitore della medaglia d'oro alle ultime olimpiadi, raggiunge i 10,31 metri al secondo).
Gli invertebrati restano in aria per circa 5 secondi coprendo più o meno 30 metri ad ogni volo.
Si è notato che i calamari possono planare ad una velocità di 11,2 metri al secondo (Usain Bolt, vincitore della medaglia d'oro alle ultime olimpiadi, raggiunge i 10,31 metri al secondo).
Gli invertebrati restano in aria per circa 5 secondi coprendo più o meno 30 metri ad ogni volo.
Mentre è in aria, il calamaro non si limita a planare
passivamente, ma cambia posizione in base alla distanza dall'acqua e
della fase del volo. Dopo aver planato sull'acqua, l'animale ripiega
pinne e tentacoli per minimizzare l'impatto al momento di rituffarsi
nell'oceano.
Come precedentemente detto, sembra che questo volo serva ai calamari per fuggire dai predatori marini; tuttavia ciò li espone ad un altro genere di predazione, quella degli uccelli marini.
Si pensa che il movimento rapido, ed il poco tempo che rimangono fuori dall'acqua sia comunque un ottimo compromesso che li rende, sì esposti agli uccelli marini ma per un tempo ristretto e quindi potenzialmente meno pericoloso rispetto alla normale fuga solo "via mare".
Come precedentemente detto, sembra che questo volo serva ai calamari per fuggire dai predatori marini; tuttavia ciò li espone ad un altro genere di predazione, quella degli uccelli marini.
Si pensa che il movimento rapido, ed il poco tempo che rimangono fuori dall'acqua sia comunque un ottimo compromesso che li rende, sì esposti agli uccelli marini ma per un tempo ristretto e quindi potenzialmente meno pericoloso rispetto alla normale fuga solo "via mare".
Fasi di volo dei "calamari volanti" |
Link utili
http://www.ditadifulmine.net/2010/12/i-calamari-possono-volare.html#.UoxvcuInOWM
http://www.nationalgeographic.it/natura/animali/2013/02/25/news/il_mistero_dei_calamari_volanti-1527980/
http://en.wikipedia.org/wiki/Japanese_flying_squid