venerdì 17 maggio 2013

Febbri emorragiche virali (FEV)


Definizione: 

Le febbri emorragiche sono un gruppo di infezioni ad origine virale fortemente contagiose con prognosi variabile dalla malattia lieve e autolimitante a quella grave con esito spesso letale. Sono caratterizzate da sintomi quali febbre, vomito, diarrea, dolori muscolari ed emorragie(oculari, vaginali, boccali…...)
Sono tipiche dell’Africa, Asia e Sud America e le più conosciute sono sicuramente Ebola, Marburg e Dengue.

Gli agenti etiologici responsabili delle FEV sono virus ad RNA anche molto diversi tra loro dal punto di vista tassonomico. Abbiamo infatti arenavirus, bunyavirus, filovirus e flavivirus. Questi sono virus zoonotici ovvero il loro serbatoio naturale, che permette loro di vivere in ambiente protetto sono animali e insetti mentre in ambiente esterno vivrebbero con difficoltà; pertanto questi virus dipendono direttamente dall’organismo ospite e di conseguenza si trovano in zone dove sono presenti i loro serbatoi naturali (spesso roditori).
Gli uomini non sono ospiti naturali per questi virus ma possono essere infettati per contatto con animali o insetti vettore. Una volta avvenuto il contagio casuale con un animale vettore, per alcune di queste FEV può avvenire trasmissione interumana che permette così al virus di contagiare altri esseri umani creando un focolaio con conseguente effetto a catena del contagio.

Tabelle riassuntive tratte da: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_548_allegato.pdf
(spero siano leggibili)
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_548_allegato.pdf

Cattura2

FEV a trasmissione secondaria interumana.
Come precedentemente descritto, alcune di queste FEV possono trasmettersi uomo-uomo dopo che un paziente “Alfa” è stato contagiato da un animale serbatoio (ratti, zecche, acari, volatili ematofagi….). in questi casi, la trasmissione interumana avviene:
- Per contatto diretto con sangue infetto o altri fluidi
- Per via inalatoria

Febbre di Lassa: venne scoperta nel 1969 quando due infermiere missionarie morirono a causa di questa malattia in Africa (Nigeria). È trasmessa dal contatto diretto con escreti di roditore africano (Mastomys natalensis) oppure attraverso aerosol degli stessi escreti di roditore. Il contagio può avvenire anche in maniera indiretta attraverso cibo o acque infettate da escreti del roditore infettato.

Febbre emorragica Congo-Crimea: Individuata per la prima volta in Crimea (1944) poi riconosciuta come la stessa patologia in Congo nel 1969. È trasmessa all’uomo attraverso il morso in una zecca adulta infetta ed inoltre l’infezione è anche associata con la macellazione di animali morti infetti (Ovini, bovini e caprini).

Virus Ebola: Identificato per la prima volta nel 1976 in Sudan e Zaire a seguito di due differenti focolai. In Sudan il caso “alfa” riguardò un uomo che lavorava in una fattoria che poi divenne la fonte di un grosso focolaio epidemico in un ospedale a causa delle cattive condizioni igieniche e di sicurezza tipiche degli ospedali africani di quei tempi.
Nello Zaire invece, il focolaio epidemico nacque fin da subito in un ospedale. Dal 1976 al 2005 ci sono stati vari focolai epidemici in Africa (Zaire, Sudan, Costa D’Avorio, ancora Sudan, Congo) per un totale di circa 1900 casi e 1300 morti accertati per questo virus.
Sono stati individuati 4 ceppi differenti di virus Ebola, 3 di questi hanno colpito esseri umani mentre un quarto ceppo, chiamato “Ebola-Reston” ha causato la malattia in primati ma non in uomini.


                         ebola virus

Virus Marburg: La sua prima apparizione avvenne in Germania, nel 1967 dove si svilupparono 2 diversi focolai epidemici presso le città di Marburg e Francoforte ed un terzo si sviluppo in quella che allora era la Jugoslavia.
Come agente etiologico venne identificata una particolare scimmia, proveniente dall’Uganda, il Cercopithecus aethiops. I primi casi infatti vennero identificati tra persone che avevano lavorato a stretto contatto con questo animale o con i suoi organi.
Successivamente altri casi sporadici vennero identificati in Congo, Angola e Kenya.

L’esatta origine e l’habitat di virus ebola e Marburg non sono conosciute ma si pensa che queste malattie si diffondano all’uomo attraverso animali (zoonosi) e che i virus vengano tenuti in vita da uno o più ospiti animali presenti sul continente Africano.
La trasmissione interumana avviene attraverso sangue, saliva, urine, contatto con organi o cadaveri infetti…
Sono state accertate anche infezioni nosocomiali (avvenute quindi in ambito ospedaliero) e attraverso rapporti sessuali dopo 7 settimane dalla guarigione clinica; non sono stati accertati casi di trasmissione aerea tra gli uomini.

                   marburg virus

Bibliografia e siti web utili:

http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_548_allegato.pdf

http://www.med.unipg.it/ccl/Materiale%20Didattico/Malattie%20Infettive%20-%20canale%20A/Febbri%20Emorragiche%20Virali.pdf

http://www.med.unipg.it/ccl/Materiale%20Didattico/Malattie%20Infettive%20-%20canale%20B%20%28Baldelli%29/Febbri%20Emorragiche%20Virali.pdf

http://it.wikipedia.org/wiki/Ebola#Bundibugyo_ebolavirus

http://it.wikipedia.org/wiki/Marburg_%28virus%29

http://it.wikipedia.org/wiki/Arenavirus

mercoledì 15 maggio 2013

Cacciatori di Virus di Joseph B. Mccormick, Susan Fisher-Hoch


Questa sera voglio proporvi la lettura di un libro che ho appena cominciato a leggere; il libro, come sicuramente avete capito, è quello nel titolo e cioè: “Cacciatori di Virus” di Joseph B. Mccormick e Susan Fisher-Hoch.

Il libro racconta la vita di Joseph B. McCormick e di sua moglie Susan Fisher-Hoch, entrambi medici, la storia delle loro ricerche e della loro battaglia, condotta in molte parti del mondo, contro i nuovi virus: ebola, febbre di Lassa, HIV/AIDS, epatite... Un lavoro durato più di un quarto di secolo, ambientato in alcuni tra i più remoti angoli della Terra (Suda, Zaire, foreste pluviali brasiliane…), dove il clima, le condizioni ambientali e spesso anche politiche sono il terreno di coltura ideale dei più temibili virus. L'avventura di due medici di frontiera che, nella loro missione, coniugano la preparazione scientifica al coraggio degli esploratori.

Joseph B. Mccormick, statunitense, è un pioniere della caccia ai virus ed è stato il primo scienziato ad indagare sul virus HIV in Africa ed ha fondato e diretto per anni “Level4” il laboratorio di ricerca del Center for Disease Control (CDC) di Atlanta, detto anche “Hot Zone”.

412N8JKZ4CL._          Joseph B. McCormick e Susan Fisher-Hoch

giovedì 7 marzo 2013

Le piante e la loro utilità per la nostra salute–parte 2°


Continuiamo il nostro excursus sulle piante e la loro utilità per la prevenzione e la difesa del nostro organismo.
Mirtillo: È il nome generico del frutto delle piante del genere Vaccinium. Molti di questi frutti sono utili al nostro organismo e vengono consumati in tisane ma anche come frutta fresca e marmellate.
Il mirtillo, contiene buone quantità di acidi organici come il citrico, il malico etc.. Contengono inoltre zuccheri, pectine, tannini, antocianine, vitamine A e C ed anche vitamina B.
Gli effetti riconosciuti sulla salute sono molteplici:
-  Potenziamento dei capillari della retina, e più in generale su tutti gli altri capillari
-  Riducono l’affaticamento visivo
- Contro il diabete.

Il frutto è indicato, inoltre, come antisettico urinario e, soprattutto se essiccato, ha proprietà astringenti e può essere utilizzato come antidiarroico.

Rosa canina: Viene ricavato dal falso frutto della rosa. Contiene un ottimo apporto di vitamina C, vitamina A e vitamina B che, assieme ad altri antiossidanti le conferiscono proprietà benefiche e purificanti sull’organismo.
Inoltre ha proprietà antinfiammatorie, antidolorifiche (in particolar modo contro dolori reumatici), cardiovascolari e di attivazione a livello polmonare delle difese immunitarie.

Tamarindus indica: conosciuto col nome comune di “Tamarindo” è un albero che produce frutti commestibili e molto utili al nostro organismo. Il Tamarindo contiene un principio attivo nei suoi semi con capacità antinfettive.
Studi sperimentali dimostrano la sua particolare efficacia contro Staphylococcus aureus, Bacillus subtilis, Escherichia coli e Pseudomonas aeruginos.
Le foglie venivano utilizzate nelle filippine per curare le febbri malariche mentre in India viene usate per lenire mal di denti e per curare problemi gastrici o digestivi. In Italia è utilizzato come lassativo se ingerito in abbondante quantità, mentre se ingerito in quantità minore regola la funzione intestinale.
Un bicchiere di sciroppo di tamarindo al giorno alla sera magari accompagnato da un’alimentazione equilibrata ricca frutta verdura, e con qualche tisana depurante e regolatrice dell’intestino (ad es: senna, menta, cumino, liquirizia, finocchio, tarassaco, sambuco, malva, camomilla, anice, aloe….), è sicuramente un rimedio efficace per chi soffre di stitichezza cronica.


Aneto(
Anethum graveolens): erba sedativa, ha proprietà carminativa (=elimina i gas intestinali), elimina le flatulenze e disturbi digestivi, allevia il mal di stomaco e i disturbi mestruali. I semi possono essere pestati e dopo si possono mettere in infusione ottenendo in questo modo un liquido utile per rinforzare le unghie, per favorire la digestione. I semi di aneto possono anche essere masticati contro l’alitosi.
Anice: Ha effetto carminativo, antispasmodico, sedativo della tosse e digestivo. Inoltre riduce flautulenze, nausea e vomito.
Basilico (Ocimum basilicum): digestivo, leggero sedativo, indicato negli spasmi intestinali, migliora la circolazione, questa erba stimola le ghiandole surrenali. Tra le sostanze presenti nel basilico sono state individuate sostanze (olii essenziali) che si son rilevati cancerogeni per ratti e topi. Sull’uomo non ci sono studi accreditati; tuttavia, nel caso in cui questa pianta contenesse realmente sostanze cancerogene per l’uomo, una persona dovrebbe sicuramente mangiarne quantità spropositate OGNI GIORNO affinché possa avere effetti cancerogeni su se stesso riconducibili a questa pianta: In poche parole, state tranquilli che non fa male… ci sono cose ben peggiori vicino a noi come le sigarette…
Cannella: spezia che stimola le funzioni cardiocircolatorie e respiratorie, antisettico, digestivo, anticonvulsivo, sedativo, diuretico. È scientificamente provata l’utilità nell’abbassare il colesterolo ed i trigliceridi nel sangue ed è un fortissimo antiossidante.
Cardamomo: è una spezia a effetto carminativo, stimolante, digestivo.
Cerfoglio: erba con proprietà depurativa e tonificante del fegato, diuretica, digestiva.
Chiodi di garofano: spezia con proprietà antisettiche, digestive, tonificanti.
Ginepro: ha proprietà diuretica, antisettica, antidiabetica. Protettivo delle vie urinarie e per le vie respiratorie.
Maggiorana: è un'erba ad effetto rilassante della muscolatura respiratoria e digestiva; è un efficace sedativo.
Melissa: erba utile nelle mestruazioni dolorose e nelle indigestioni, ha proprietà antispasmodica, digestiva, calmante.
Pepe: spezia con proprietà diaforetica (aumento della sudorazione), migliora la digestione, antiossidante, antibatterico, diuretico, carminativo.
Rafano: radice con effetti diuretici e decongestionante nasale. Nella medicina popolare veniva usata per eliminare molte specie di vermi ed elminti parassiti (funzione antiemintica)
Salvia: erba digestiva, alza la pressione sanguigna, stimolante della cistifellea (grazie alla presenza di acidi fenolici come acido caffeico e acido ferulico), antisettica (per la presenza di olii essenziali come cineolo e linalolo, diuretica, abbassa lo zucchero nel sangue.
Santoreggia: è un erba che stimola il fisico e la mente, possiede proprietà digestiva e antisettica del cavo orale.
Timo: erba carminativa, antispasmodica, antibatterica, stimolante, ha buone proprietà digestive, ottima nelle malattie da raffreddamento.
Zenzero: spezia carminativa (elimina i gas intestinali), rilassa e distende l’intestino, previene la nausea da movimento (mal di mare ecc…) , antiossidante, abbassa il colesterolo, migliora la funzione del fegato
Limone: Il succo del limone contiene vitamina C, acido citrico, acido malico e molti altri acidi organici utili al nostro organismo. Al succo del limone sono riconosciute diverse proprietà come: antidiarroico, blando antinfiammatorio, antiossidante, antiemorragico. Inoltre tende a far scendere la glicemia quindi è utile per la regolazione glicemica. È storicamente nota la sua utilità nella cura allo scorbuto in poche passate.
Arance: Come il limone sono ricche di antiossidanti naturali ed acidi organici utili al nostro organismo. Sono inoltre provate proprietà antianemiche poiché il consumo di arance aiuta l’assorbimento del ferro nel nostro organismo.
Le arance possono inoltre favorire il rafforzamento di ossa, denti, cartillagini… grazie alla presenza di vitamina C e bioflavonoidi.

The verde:

Da Wikipedia:
Posizione della
Food and Drug Administration statunitense
L'articolo Tea: A Story of Serendipity[8] apparso nel numero di Marzo 1996 della rivista FDA Consumer Magazine pose la questione dei potenziali benefici del tè verde, senza averli ancora studiati in maniera scientifica.
Il 30 giugno 2005, in risposta a "Green Tea and Reduced Risk of Cancer Health Claim", la FDA concluse che "non esiste alcuna prova credibile che dimostri il rischio ridotto di cancro gastrico, polmonare, colorettale, esofageo, pancreatico, ovarico, e misto". Tuttavia la FDA concluse che esiste una piccola prova di beneficio sul cancro mammario e sul cancro prostatico da parte del tè verde. [9]
Risultati scientifici
I benefici del tè verde corrispondono in massima parte ai benefici delle catechine che contiene, ovvero in particolare l'EGCG. La principale attività dell'EGCG è quella di potenziare le difese antiossidanti (catalasi, superossido dismutasi e glutatione perossidasi) e quindi diminuire il danno cellulare[10]. Questo produce effetti salutari su tutti i tessuti.
I meccanismi alla base dell'attività anticancro del tè verde sono le proprietà antiossidanti, l'induzione di enzimi della fase II, l'inibizione dell'espressione e del rilascio di TNF-α, l'inibizione della proliferazione (arresto del ciclo cellulare), l'induzione dell'apoptosi, l'inibizione della telomerasi.
  1. Polmone: per quanto riguarda l'oncogenesi, gli studi epidemiologici non mostrano risultati soddisfacenti; diversa è la situazione del ratto da esperimento, in cui il tè verde ha dimostrato una forte attività preventiva[11]. D'altra parte, è stato invece dimostrato che l'EGCG inibisce la migrazione delle cellule tumorali bronchiali, riducendo la probabilità di metastasi[12].
  2. Colon-retto: una preparazione standard di polifenoli di tè verde (Polyphenon E) limitava la crescita di tumori colorettali in ratti trattati con una sostanza cancerogena[13]. Una larga metanalisi del 2006 ha concluso che nell'uomo non ci sono dati epidemiologici sufficienti per attestare la riduzione del rischio di cancro colorettale nei bevitori di tè verde (né di tè nero)[14]. Tuttavia, in uno studio prospettico più recente, sono state seguite per 6 anni quasi 70mila donne cinesi di età compresa tra i 40 e i 70 anni. Le donne che bevevano regolarmente tè verde avevano all'inizio dello studio un rischio inferiore del 37% di sviluppare un cancro colorettale rispetto alle donne che lo bevevano di rado. Continuando a bere tè verde, al termine dello studio questo divario era salito al 57%, ovvero il rischio si riduceva della metà[15].
  3. Mammella: i dati epidemiologici hanno mostrato che il tè verde può ridurre il rischio di cancro mammario[16] (lo stesso studio suggerisce anche un possibile effetto promotore del tè nero sul cancro mammario). È stato dimostrato che il tè verde inibisce la crescita cancerosa tramite un effetto anti-proliferativo diretto sulle cellule tumorali, e incrementa l'effetto inibitorio del tamoxifene sul recettore degli estrogeni, aumentando l'effetto apoptotico[17].
  4. Ovaio: è stato dimostrato che il tè verde riduce significativamente il rischio di sviluppare un cancro ovarico[18] e che migliora e prolunga la sopravvivenza in donne con questo tipo di malattia, poiché blocca la crescita delle cellule cancerose e ne induce l'apoptosi[19].
  5. Prostata: il tè verde riduce il rischio di cancro prostatico; questo spiega in parte come l'incidenza di cancro alla prostata sia molto inferiore negli Asiatici che negli Occidentali[20].
  6. Tumori neuroectodermici primitivi (PNET) compreso il medulloblastoma: sono i più comuni tumori maligni dell'infanzia. Un'importante fase della carcinogenesi è rappresentata dalla stabilizzazione della lunghezza dei telomeri tramite l'azione della telomerasi. Essendo l'EGCG un inibitore della telomerasi, potrebbe avere un ruolo nella prevenzione di questo tipo di tumori[21].
  • Apparato cardiovascolare
Una larga metanalisi pubblicata dall'Università di Yale del 2006 ha puntato l'attenzione su quello che viene chiamato "paradosso asiatico": in Asia esiste una minore incidenza di malattie cardiovascolari e cancro, nonostante un consumo elevato di sigarette. Probabilmente le importanti quantità di tè verde consumate dagli asiatici hanno un ruolo protettivo.
  1. riduzione della mortalità. Uno studio condotto dall'Università di Ohsaki ha seguito per 11 anni 40.530 adulti tra i 40 e i 79 anni, e ha dimostrato che chi consumava almeno 5 tazze di tè verde al giorno aveva un rischio di mortalità globale minore del 16% e di mortalità dovuta a malattie cardiovascolari minore del 26% rispetto a chi consumava meno di una tazza al giorno.[22].
  2. riduzione dell'ipertrofia ventricolare sinistra da ipertensione renovascolare. L'EGCG può attenuare (nel ratto da esperimento) lo sviluppo di ipertrofia del ventricolo sinistro indotta da ipertensione di origine renale[23].
  3. riduzione della pressione arteriosa. Uno studio tutto italiano ha dimostrato come gli estratti di tè verde prevengano l'ipertensione e il danno d'organo derivati da alti livelli di angiotensina II, probabilmente tramite l'azione di scavenging sui radicali liberi e regolarizzando la funzione endoteliale[24].
  4. attività antitrombotica. Il tè verde ha azione antiaggregante: inibisce la formazione di trombi prevenendo l'aggregazione piastrinica[25].
  5. miglioramento del profilo lipidico ematico e rallenta lo sviluppo dell'aterosclerosi. Il tè verde previene l'ossidazione delle LDL e riduce la formazione di placche aterosclerotiche[26].
  • Apparato digerente
In un grosso studio di popolazione del 2006, il tè verde (almeno una tazza al giorno per sei mesi), nelle donne, riduceva del 27% il rischio di calcoli biliari, del 44% il rischio di cancro della colecisti e del 35% il rischio di cancro delle vie biliari. Negli uomini questo rischio era ridotto ma non in maniera così netta, probabilmente per il maggior consumo di sigarette[27].
  • Metabolismo dei grassi e degli zuccheri
La somministrazione quotidiana di un estratto di tè verde, provocava in 2 settimane una diminuzione significativa del grasso corporeo [28]. Risultati simili sono stati pubblicati in studi condotti da un gruppo di ricerca di Tokyo[29][30]. Il tè verde ha proprietà termogeniche e promuove l'ossidazione dei grassi in maniera superiore a quella provocata dal suo contenuto in caffeina di per sé, tali effetti infatti sarebbero dovuti alle catechine che stimolano il metabolismo ad accelerarsi ed eliminando gli adipociti in eccesso, tuttavia sotto questo aspetto è meglio consumarlo con discrezione perché attacca gli adipociti provocando una significativa riduzione di peso, e può influire sul funzionamento tiroideo, nove persone su dieci che consumano tè verde infatti sono gravemente sottopeso pur mangiando moltissimo.[31]. Questo, insieme all'inibizione della lipasi pancreatica (l'enzima pancreatico che digerisce i grassi) e al conseguente rallentamento con cui questi grassi vengono assorbiti per via linfatica dopo il pasto, rende conto dell'effetto ipotrigliceridemizzante (riduce i livelli di trigliceridi ematici circolanti).[32]. Inoltre il tè verde favorisce l'ossidazione dei grassi rispetto a quella degli zuccheri durante l'esercizio fisico moderato, e può migliorare la sensibilità all'insulina e la tolleranza al glucosio nel giovane adulto sano [33].
  • Sistema nervoso
Il tè verde ha globalmente un potente effetto neuroprotettivo.
  1. Potrebbe avere un ruolo nella prevenzione e nel trattamento di malattie neurodegenerative: Parkinson[34] e Alzheimer[35][36].
  2. L'epigallocatechina (EGCG) sopprime fortemente l'insorgenza e/o il danno neuronale da encefalite sperimentale autoimmune (modello animale della sclerosi multipla) indotta dalla proteina 139-151[37][38].
  3. Un consumo maggiore di tè verde è associato ad una minore prevalenza di disturbi cognitivi nell'uomo[39].
  4. È possibile che la L-teanina (amminoacido contenuto nel tè verde) possa avere un effetto anti-stress, inibendo l'eccitazione dei neuroni corticali[6].
  5. I polifenoli del tè verde combattono i deficit cerebrali cognitivi dovuti alla sindrome da apnee ostruttive notturne (OSAS), caratterizzata da ipossia intermittente (le apnee notturne riducono l'apporto di ossigeno necessario al cervello durante il sonno)[40].
  • Malattie infiammatorie, autoimmuni e da radiazioni
I polifenoli del tè verde possono prevenire l'artrite reumatoide[41] nei ratti, oppure ne diminuiscono la severità dei sintomi, e riducono i sintomi in un modello murino di sindrome di Sjögren [42].
  1. Il tè verde ha un potenziale applicativo nella prevenzione e nel trattamento di malattie infiammatorie, in quanto inibisce (oltre alla DOPA decarbossilasi) la istidina decarbossilasi, l'enzima che produce istamina[43].
  2. Il tè verde potrebbe rappresentare un importante approccio farmacologico contro le malattie autoimmuni nell'uomo: oltre i noti effetti antinfiammatori ed antiapoptotici, in vitro ha dimostrato di inibire la trascrizione e la traduzione di diversi autoantigeni (SSB/La, SSA/Ro, DNA topoisomerasi I e altri)[44].
  3. Un estratto di tè verde filtrato in acqua calda, applicato sulla cute per dieci minuti, tre volte al giorno, migliorerebbe entro 22 giorni il danno cutaneo da terapia radiante[45].
  • Organi di senso
L'EGCG protegge le cellule epiteliali del cristallino umano dall'apoptosi mediata dai mitocondri, attraverso la modulazione delle caspasi, della famiglia Bcl-2, delle vie MAPK e Akt. Questo rende utile il tè verde per la prevenzione della cataratta[46].
  • Malattie infettive
È stato dimostrato che l'EGCG, legando con alta affinità il recettore CD4 dei linfociti T helper sul sito dedicato alla gp120 virale (il dominio D1), inibisce il legame e l'ingresso del virus HIV nella cellula stessa. Sono sufficienti concentrazioni fisiologicamente rilevanti di EGCG (0.2 micromol/L). Questo significa che l'EGCG ha un potenziale di applicazione nella terapia contro l'infezione da HIV-1 (AIDS)[47].
  • Intossicazioni
Il tè verde potrebbe migliorare il quadro clinico nell'intossicazione da arsenico, comune nelle regioni del Bengala Occidentale (India), in cui si verifica iperproduzione di specie reattive dell'ossigeno (ROS) che producono danni permanenti al DNA. È stato dimostrato che, in vitro, i polifenoli del tè riducevano significativamente i danni del DNA indotti da arsenico in linfociti umani [48].
  • Cautela
    1. Evidenze farmacologiche e tossicologiche mostrano che i polifenoli del tè verde possano causare stress ossidativo e tossicità epatica a determinate concentrazioni[49][50]. Questo impone cautela nel consumo di estratti di tè concentrati. In particolare si raccomanda cautela nel consumo di tè verde in gravidanza.
    2. Il tè verde interagisce in maniera sfavorevole con un farmaco utilizzato nella terapia del mieloma multiplo, il bortezomib (Velcade, anticorpo monoclonale)[51]. Le molecole di EGCG contenute nel tè verde si legano alle molecole di bortezomib, impedendo a queste di legarsi alle cellule tumorali e di danneggiarle.[52].

























mercoledì 6 marzo 2013

Le piante e la loro utilità per la nostra salute - 1° parte


Fin dall’antichità le piante sono state utilizzate dall’uomo, a volte anche impropriamente, a scopo farmaceutico e/o medicamentoso. Sono tanti i principi attivi ricavati dalle piante ma qui ho intenzione di descrivere più genericamente alcune piante che possono dare vantaggi se assunte nella propria dieta. È infatti mia convinzione che la prevenzione primaria sia la cosa migliore per evitare l’insorgere di malattie e qualunque altra situazione che possono rendere la nostra vita più difficile.

Eucalyptus:
agisce da stimolatore delle mucose che costituiscono il rivestimento interno dei bronchi; fluidificano le secrezioni e ne favoriscono l’eliminazione. Inoltre attenua il dolore e l’infiammazione.
Da questa pianta si produce un olio essenziale in grado di svolgere azione antivirale nelle influenze ma va assunto ai primi sintomi poichè è comunque un blando antivirale che nulla può durante le fasi acute dell’influenza.

Verbena: L’infuso di verbena probabilmente non uccide e neppure tiene alla larga i vampiri come ci vuole “insegnare” la televisione ma un infuso dei suoi fiori è capace di prevenire la propagazione del virus dell’influenza e combattere l’infiammazione delle mucose e calmare la tosse.

Reine Des Prés (Filipendula ulmaria): Le sono riconosciute proprietà antireumatiche e di eliminazione delle tossine in modo naturale

Harpagophytum procumbensconosciuta: Conosciuto col nome di “artiglio del diavolo” e apprezzata per le sue proprietà antireumatiche, antidolorifiche, anti-infiammatorie ed anti-spasmodiche. Ormai sono famose le pomate contenenti questa pianta.

Aglio (Allium sativum): è un antibatterico naturale contenente allicina. È in grado di combattere attivamente i batteri presenti nell’organismo. Conosciuto fin dall’antichità anche per le sue proprietà antisettiche, di stimolazione del sistema digestivo, di regolazione del sistema circolatorio e della pressione arteriosa.

Bergamotto: Favorisce il sonno, ha anche proprietà antispasmodiche ovvero di alleviare o eliminare la contrazione improvvisa e involontaria di muscoli, orifizi od organi cavi.

Biancospino: Regolarizza il battito cardiaco e normalizza il flusso del sangue. Allevia l’ipertensione e calma il sistema nervoso e simpatico.

Passiflora: proprietà tranquillizzanti, antispasmodiche e sedative.

Valeriana: Uno dei rimedi naturali più usati (ed abusati) contro l’insonnia, regola il battito cardiaco e riduce i disordini nervosi.

Silybum marianum (Cardo Mariano): è una pianta officinale, usata per il trattamento delle affezioni a carico del fegato ed in particolar modo per la normalizzazione delle transaminasi.
È stato utilizzato con successo anche nei pazienti affetti da epatite cronica sintomatica, rilevando la comparsa graduale dei sintomi. Ottimi
risultati son stati riscontrati anche nei pazienti sottoposti a cicli di chemioterapia con gravi alterazioni della funzione epatica. È anche un ottima antiossidante naturale.
Da Wikipedia: Il fitocomplesso di Cardo mariano (soprattutto il componente silibinina) riduce le transaminasi ed altri indici bioumorali nel decorso delle epatopatie e sembra proponibile inoltre anche nella sindrome epato-renale. Possibili, secondo lavori in vitro da confermare in vivo, interazioni col citocromo P450 specie con l'isoforma CYP 3A4 interessata al metabolismo di molti farmaci di sintesi. (P.Campagna. Farmaci vegetali. Minerva Medica ed. 2008)
Altri flavonolignani presenti, però, hanno dimostrato delle proprietà individuali che spiegherebbero parzialmente le capacità del fitocomplesso di indurre una certa rigenerazione delle cellule epatiche:

  • la silandrina, interferirebbe con la sintesi dei trigliceridi ed è anche capace di modulare la funzione della cicloossigenasi II (inducibile nelle infiammazioni);
  • la silimonina è risultata essere un modulatore della pompa ATP-dipendente della multiresistenza ai farmaci (GP170/MDRG) e dell'enzima 17beta-idrossisteroide deidrogenasi.

È possibile dunque che l'azione generica sia quella di stimolare l'eliminazione cellulare delle tossine e ridurre la componente infiammatoria, presente nelle forme epatitiche grasse, alcoliche e da terapie ormonali con steroidi.”

Curcuma: È considerato da molto tempo un ottimo epatoprotettivo, contiene numerose sostanze considerate benevole per il nostro organismo, in particolare la “corcumina” a cui vengono attribuite proprietà anticoagulanti, antitrombotiche, antipertensive, antinfiammatorie, antidiabetogene, , ipocolesterolemizzanti , antiossidanti, antivirali. Inoltre è un antiossidante molto potente. Io la consiglierei in una dieta bilanciata, come tutte le spezie più diffuse, anche perché sono ottimi sostituti del sale che come ben sappiamo ne assumiamo in grandi quantità giornalmente.

Menta: col termine generico di “Menta” indichiamo un genere di piante dalle innumerevoli proprietà tra le quali le più importanti ,in campo medico, sono: funzioni digestive,  stimolanti delle funzioni gastriche, antisettiche ed antispasmodiche. Sono usate anche come rimedio per l’alitosi e come blando lenitivo per il mal di gola.

Peperoncino: Note da tempi antichi le proprietà antibatteriche e antiossidanti grazie alla presenza di vitamina C. È inoltre uno stimolante della produzione di succhi gastrici e quindi aiuta la digestione.
Recenti ricerche gli conferiscono utilità anche per la cura di rafreddori, faringiti ecc..ecc... Ovviamente va usato con parsimonia a causa della capacità della capsicina di infiammare e conferire la famosa “piccantezza” del peperoncino.

Cercherò di realizzare la seconda parte nei prossimi giorni; mi auguro già domani se ho abbastanza tempo.

martedì 25 dicembre 2012

Buone feste!

 

Auguro buone feste a chiunque passerà casualmente di qui. Non vi auguro cose particolari ma solo di essere felice come me in questo momento; felice delle piccole cose, quelle che riempiono l’anima.
I problemi e le preoccupazioni sono tante per tutti noi ma pensate sempre che c’è qualcosa per cui essere felici e spesso un sorriso può nascere semplicemente accorgendosi che accanto a te hai persone care pronte a stringerti nel momento del bisogno.
Tanti auguri, a presto!
-Dabaki-

giovedì 13 dicembre 2012

Successione di Fibonacci

 

 fibonacci2

Negli ultimi anni si è sempre sentito più parlare della sequenza di Fibonacci grazie al suo utilizzo in ambito cinematografico e letterario (Il Codice Da Vinci).
Ma Chi era Fibonacci?
Leonardo Pisano, detto Fibonacci perché “figlio (filius) del Bonacci” nacque a Pisa nel 1170 e morì sempre nella sua Pisa nel 1240. Egli fu Matematico in un epoca in cui le scienze erano di pochi eletti e sotto controllo ecclesiastico al punto che si era perso molto del sapere matematico precedente durante il Medioevo e l’ultima parte dell’età classica.
Dobbiamo a lui l’introduzione dei numeri arabi in Europa poiché dopo la sua morte lasciò come testamento la pubblicazione di un libro, “Liber abbaci” in cui nel primo capitolo venivano introdotte le 9 cifre che tutti conosciamo più lo zero. Nei capitoli successivi di questo libro descrisse anche alcuni calcoli radicali ed introdusse la barra delle divisioni, conosciuta nel mondo arabo da molto tempo, ma con poco successo in Europa.
Per rendere le cifre arabe più comprensibili introdusse anche una tabella comparativa tra cifre arabe e romane poiché ai tempi si utilizzavano i numeri romani ed il sistema di numerazione greco mentre per fare i calcoli si usava l’abaco.
Queste novità, che avrebbero semplificato di molto la vita dei commercianti e di tutti coloro che avevano a che fare quotidianamente con i numeri, non vennero molto accettate in Europa ed in Italia al punto che nel 1280 Firenze proibì l’utilizzo della numerazione araba ai banchieri . Si riteneva lo zero come fuorviante e capace solamente di generare confusione; inoltre si pensava, che lo zero venisse utilizzato per creare messaggi segreti.
L’uso delle cifre arabe rimase quindi uso di pochi colti ma anche in precedenza qualche dotto dell’epoca era a conoscenza di queste cifre arabe; si ha infatti notizia di tale monaco Gerberto (che divento Papa come Silvestro II) il quale propose il sistema arabo in alcuni conventi dove si studiavano le scienze e si scrivevano tali opere, ma l’utilizzo rimase circoscritto in questi luoghi e tenuto quasi segreto al mondo esterno.

Ma che cosa è la serie di Fibonacci?
La Serie di Fibonacci è una sequenza numerica, formata da numeri interi naturali, la cui caratteristica principale è che ogni numero nuovo della serie si ottiene dalla somma dei due numeri che lo precedono.
Matematicamente parlando possiamo definire i primi due termini della serie come:
F0:= 0 ed F1:= 1 e chiedendo che per ogni successivo sia Fn := Fn-1 + Fn-2 con n>1
Otteniamo così, ad esempio:
0 (F0), 1 (F1) 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55…

NB: La serie di Fibonacci in realtà non è solo una, più correttamente dovremmo parlare "delle" serie di Fibonacci, poiché la base di partenza può essere una coppia di numeri qualsiasi.

E' infatti una serie di Fibonacci, qualsiasi successione numerica che si comporti nel modo seguente:

a+b=c
b+c=d
c+d=e
d+e=f

Proprietà:
1) La proprietà più conosciuta di queste serie è sicuramente lo stretto legame che la lega al numero algebrico irrazionale detto sezione aurea (o numero di Fidia). Ricordiamo che la sezione, o rapporto, aureo ha un valore approssimato di 1,6180. Nella serie di Fibonacci il rapporto tra un numero della serie ed il suo predecessore dà approssimativamente il rapporto aureo e la precisione di approssimazione a questo rapporto aureo aumenta col proseguire lungo la successione di Fibonacci (Fn)
ES: 55/34= 1.6176… approssimato a 1.618 (rapporto aureo!)
2) Altra proprietà molto conosciuta è sicuramente l’affinità tra la serie di Fibonacci e il triangolo di Tartaglia.

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Come da immagine si può notare come la somma delle diagonali formi la serie di Fibonacci.
Per altre proprietà rimando a libri di testo di matematica (Es: Zwirner- Istituzioni di matematica) oppure ad internet (Wikipedia, forum di matematica ecc…).

 

Legami dei numeri di Fibonacci con altri settori

Come abbiamo visto i numeri di Fibonacci sono legati, in ambito matematico, al rapporto aureo, ma anche ai frattali, alle frazioni continue ecc ecc…

FISICA: Vi è legame tra numeri di Fibonacci e teoria delle stringhe. Si può affermare con certezza che a determinare il numero D di dimensioni in cui le stringhe possono vibrare sono chiaramente i numeri F di Fibonacci, in base alla formula D = 2F, con F da 1 a 13, che ci danno i numeri di dimensioni coinvolte nelle teorie delle stringhe: 2, 4, 6, 10, 16, 26.

Chimica: In chimica sono state trovate correlazioni tra la sezione aurea e Fibonacci a livello strutturale quantistico critico di alcune sostanze.

Botanica: In botanica quasi tutti i fiori hanno 3 o 5 o 8 o 13 o 21 o 34 o 55 petali. Ed anche il verso delle infiorescenze di altri fiori formano spirali che possono essere ricondotte ai numeri di Fibonacci. Tuttavia, alcuni studi identificano questa tendenza a spirale non veramente una serie di Fibonacci poiché sembra che la spirale che spesso si trova in natura (anche nel mondo animale) non sia riconducibile ad una serie di Fibonacci per numeri elevati della “spirale creata da madre natura”

Anatomia umana: Vi è rapporto aureo fra braccio e avambraccio e tra la lunghezza delle falangi del dito medio e anulare di un uomo adulto.

Musica: Le serie di Fibonacci si possono utilizzare per far musica in quanto la musica ha una forte componente matematica (durata temporale di un brano, numero di note o di battute..ecc.ecc). Questa convinzione però spesso si è rivelata forviante, ricercando la successione di Fibonacci anche dove essa non c’era. Esistono però molti musicistim tra cui i famosi Genesis, che utilizzavano volontariamente la sequenza di Fibonacci nella costruzione armonico-temporale dei loro brani; ad esempio Firth of Fifth. Esistono molti altri gruppi che hanno fatto uso di Fibonacci per le loro composizioni musicali; fra questi i Deep Purple nel brano Child in Time e i Dream Theater nell'album Octavarium, interamente concepito secondo il rapporto tra i numeri 8 e 5 e termini consecutivi della sequenza di Fibonacci. Risale invece al 2001 Lateralus album della band americana Tool che contiene il singolo omonimo "Lateralus" costruito fedelmente sulla serie di Fibonacci.
Arte: L’artista Mario Merz ha utilizzato questa successione per creare una installazione luminosa sulla Mole Antonelliana a Torino. E molte altre installazioni a tema sono presenti nel mondo fatte da Merz e da altri artisti. Si trovano rapporti aurei e successioni di Fibonacci anche in monumenti dell’antichità come le piramidi, il Partenone, nella Gioconda e nella Venere di Botticelli (questi ultimi attraverso, ad esempio, son riconducibili ai rettangoli aurei, i quali possono essere costruiti seguendo le successioni di Fibonacci).

Telefilm: Serie televisive come Lost (venne inserite una serie numerica ispirata a Fibonacci chiamata equazione di Valenzetti), Fringe (in alcune puntate è presente la successione nel laboratorio di Bishop oppure lui stesso la enuncia) e Touch (i numeri di Fibonacci sono scritti in un quaderno del ragazzino protagonista della serie) hanno tutte dedicato puntate a questa successione.
Concludo questo mio excursus sul “serie magica” di Fibonacci inserendo uno spezzone di un film italiano, di Davide Ferraio, dal titolo “Dopo Mezzanotte”. Guardatelo…. Capirete perché l’ho inserito. ;)

https://www.youtube.com/watch?v=PDIDny66SnY

mercoledì 24 ottobre 2012

L’utilità di avere 2 narici

Forse qualcuno, scherzandoci sopra, si è chiesto perché noi esseri umani (e molti altri animali) possediamo 2 narici invece che un'unica narice. Ad un poco attento osservatore un’unica narice potrebbe sembrare la soluzione migliore poiché permetterebbe un apporto d’aria maggiore, utile soprattutto nei momenti di sforzo fisico quando la necessità di ossigeno aumenta.

In realtà, i motivi per cui abbiamo 2 narici e non una sono svariati e c’è ancora parecchio da indagare a riguardo per cui è probabile che esistano anche altri validi motivi che per il momento ignoriamo. (io ad esempio penso che 2 narici differenti aiutino anche a sviluppare una “memoria olfattiva” più fine negli esseri umani).
Qui cercherò di elencare tutti i motivi dell’utilità della doppia narice, dando una spiegazione il più semplice possibile sulla questione.

Cominciamo da un fatto anatomico-funzionale: Il nostro naso, quello che noi vediamo su ogni volto non è il nostro “vero naso” nel senso che le vere cavità nasali, che si chiamano coane, si trovano molto più interne. Le coane infatti non sono altro che cavità nasali posteriori che mettono in comunicazione il nostro naso alla cavità boccale (alla rinofaringe nello specifico).
Quella che possiamo chiamare, in maniera semplicistica, “la struttura esterna del nostro naso” ha una grande utilità poiché permette innanzitutto protezione da fattori esterni sia metereologici (se avessimo le coane non protette potrebbe entrare l’acqua ad esempio) sia di difesa da particolato, batteri ecc. ecc…
Inoltre nelle fosse nasali sono presenti i turbinanti che sono delle strutture lamellari ossee ricoperte di mucosa ipervascolarizzata; queste strutture hanno la funzione di depurazione, umidificazione e di riscaldamento dell’aria immessa nell’organismo.
Questo sistema, che di per se è un vero e proprio sistema di condizionamento dell’aria, favorisce lo scambio gassoso semplificando così le successive fasi della respirazione. Da ciò possiamo semplicemente dedurre quanto sia più funzionale respirare col naso invece che con  la bocca, la quale non presenta strutture paragonabili ai turbinanti.

Un ulteriore motivo per cui possediamo 2 narici è da ricercarsi sicuramente nella necessità che hanno alcuni sensi, come ad esempio la vista e soprattutto l’udito, di lavorare in “stereo”. Studi del 2006 hanno dimostrato infatti che bambini e adulti si orientano meglio se devono seguire la traccia di un determinato odore utilizzando entrambe le narici e non una sola. Ciò dimostrerebbe quindi che vi è una differenza iniziale tra l’aria inalata da una narice e dall’altra, per cui è necessario approfondire questi meccanismi fisiologici al fine di comprendere meglio come il messaggio olfattivo viene catturato e decodificato nel nostro cervello.
Ulteriori, e recenti, studi effettuati dalla Stanford University hanno inoltre dimostrato che le narici lavorano “diversamente”. Infatti il flusso di aria che entra in una narice è maggiore rispetto a quello dell’altra e questa tendenza sembra ribaltarsi col tempo. Gli scienziati affermano che è come se la nostra respirazione avvenisse in maniera “alternata” ed affermano che la differenza di capacità inalatoria delle narici possa aiutare a percepire gli odori in maniera molto più fine rispetto ad una ipotetica singola narice.
L’esperimento effettuato si basava su una miscela di 2 sostanze, una dall’odore di menta e l’altra dall’odore di anice. È stato notato che il campione di persone prescelto percepiva l’odore della miscela in maniera differente, percependo l’uno o l’altro composto della miscela in base alla narice utilizzata (e quindi in base ad un alto o basso flusso d’aria inalato). Questa sperimentazione dimostra che il sistema sensoriale olfattivo, come quello visivo ed uditivo, lavora in modo stereoscopico. Ora sarà fondamentale scoprire tutti i meccanismi che permettono ciò…. per cui che aspettiamo? Annusiamo!!!!! :D




Per approfondire:

- http://io9.com/5880616/why-we-evolved-two-nostrils-hint-its-all-about-domination

- http://www.aipro.info/drive/File/02.pdf.pdf (dal sito dell aipro: Associazione Italiana per la Prevenzione della Respirazione Orale). Interessante documento che accenna anche alla cultura orientale sulla respirazione.