Sono molte le notizie che in questi primi mesi dell'anno hanno visto come protagonisti gli orsi polari.
In particolare, i problemi individuati dagli studiosi riguardano grossi cambiamenti a livello di alimentazione e abitudini di vita.
Le cause di tutti questi problemi sono da ricercarsi all'interno dei forti cambiamenti climatici delle zone artiche con ovvie conseguenze su ogni forma animale e vegetale presente nella zona.
Ma quali sono le problematiche evidenziate da recenti studi e pubblicate in questi primi mesi del 2014? Vediamole nello specifico.
Stressati dal clima
Uno studio pubblicato recentemente sul "Journal of Visualized Experiments (Jove), dal gruppo di ricerca coordinato da Jerrold Meyer dell'università del Massachusetts (Amherst), indicherebbe un aumento dei livelli di cortisolo, l'ormone "dello stress", riscontrato analizzando i peli degli orsi polari.
I dati raccolti, su campioni di peli raccolti in Groenlandia ad una novantina di orsi polari tra il 1988 ed il 2009, indicherebbero che esiste una correlazione tra aumento dei livelli di cortisolo nella pelliccia e le fluttuazioni di temperatura e di estensione dei ghiacci.
Ora le ricerche di Meyer continuano analizzando campioni di peli provenienti da orsi polari vissuti anche a fine '800; ciò è possibile, come affermato da Meyer, per il fatto che il cortisolo si conserva nei peli ed anche nei capelli umani per centinaia di anni.
Gli studi di Meyer non si focalizzano però soltanto sul cortisolo; egli infatti analizza anche progesterone, testosterone ed i livelli di ossitocina nei campioni biologici come saliva, sangue e capelli ed ha sviluppato un metodo che permette di migliorare la tecnica standard per correlare il cortisolo allo stress.
Egli pensa che questi studi svolti sugli orsi polari, oltre che dare notevoli informazioni sulle fluttuazioni climatico-ambientali, possano essere utilizzate per analizzare il livello di cortisolo sull'uomo con un metodo più efficace rispetto a quello comunemente utilizzato oggi.
Cambia la dieta degli orsi polariUn recente studio pubblicato sulla rivista "Ecology and Evolution" dimostrerebbe due fatti molto importanti.
In primo luogo che la capacità degli orsi polari di adattarsi ad una dieta differente è un fenomeno molto più fattibile di quanto si pensasse; In secondo luogo, e come conseguenza al primo fatto, l'orso polare è diventato meno selettivo nella ricerca di cibo.
I ricercatori Linda Gormezano e Robert Rockwell hanno analizzato le feci degli orsi polari (Ursus maritimus) nella zona occidentale della Baia di Hudson ed hanno comparato i nuovi risultati con precedenti risultati che avevano ottenuto a fine anni '60 ed inizio '70.
Lo studio è stato condotto durante la stagione priva di ghiaccio, cioè quando gli orsi polari solitamente cacciano foche per ricostituire le loro riserve di grasso animale che si sono consumate durante il letargo.
A causa dei cambiamenti climatici, il ghiaccio nella zona si scioglie più rapidamente e quindi c'è poco tempo, per gli orsi polari, per cacciare le proprie prede favorite.
È stato osservato che per fronteggiare questo problema, l'orso polare diventa meno selettivo e si nutre di altre cose.
Attraverso l'analisi delle feci dell'orso polare si è notato che questi animali si nutrono di cibo proveniente sempre più dalla "terraferma". Nelle feci sono stati trovati resti di uccelli (nel 29% dei campioni analizzati), in particolare di oche delle nevi (Chen caerulescens), e sono stati rinvenuti anche resti di uova (4.4%).
Inoltre, sono stati trovati resti di mammiferi tra cui i più comuni erano i caribù (10.1%), foche (6.5%) e altri orsi polari (5.1%). Occasionalmente, sono stati trovati anche resti di roditori e lepri e anche di vegetali, soprattutto di erbe tipiche di zone costiere e alghe marine.
Ma cosa significa tutto ciò se rapportato ai dati raccolti più di 40 anni fa?
Dall'elaborazione di questi dati si scopre che gli orsi polari stanno consumando un minor numero di piccoli mammiferi ed una maggior quantità di orsi polari, presumibilmente attraverso atti di cannibalismo.
La frequenza di consumo degli uccelli risulterebbe invariata ma ciò che è molto interessante è la presenza di caribù e di uova nella dieta.
Caribù e uova di animali sembrano essere nuove risorse di cibo per gli orsi polari, fatto che non era stato riscontrato nel precedente studio di fine anni '60.
Per quanto riguarda la componente vegetale della dieta degli orsi polari, risulterebbe invariato il consumo di frutti di bosco e muschi, mentre starebbero consumando maggiormente "Leymus arenarius" (fam. Poaceae), una pianta presente sulle coste, anche su terreni sabbiosi e funghi. Risulta diminuito il consumo di alghe marine e di altre erbe che erano state trovate nello studio precedente.
Secondo molti ricercatori interpellati su questo studio, tra cui Steven C. Amstrup ricercatore presso la "Polar Bears International", nonostante i vantaggi che derivano da una dieta più flessibile, è molto improbabile che questa nuova tipologia di foraggiamento possa salvare gli orsi polari dai cambiamenti climatici e dalla scomparsa del ghiaccio.
Egli afferma, nello specifico, che non vi sono prove che questi nuovi alimenti possano foraggiare gli orsi polari a livello di popolazione; in poche parole potremmo riassumere il suo pensiero dicendo che queste nuove abitudini alimentari possono aiutare qualche individuo della specie ma a livello di popolazione ciò è tutto da verificare.
Un altra puntualizzazione fatta da Amstrup ed altri è molto interessante e riguarda la competitività che si verrebbe a creare tra animali che tradizionalmente procacciano il loro cibo sulle rive e gli orsi polari.
Lungo le rive della baia di Hudson, infatti, sono soliti nutrirsi anche orsi Grizzly e secondo alcuni studi non ci sarebbe cibo a sufficienza per entrambe le popolazioni. Il cibo in quelle zone sarebbe sufficiente solo per piccole comunità di orsi (come le piccole comunità di grizzly già presenti nella zona) e l'arrivo di un nuovo competitore per il cibo potrebbe creare notevoli squilibri nell'ambiente e tra le specie animali presenti.
Si "dorme" sempre meno
Infine, altro problema recentemente riscontrato tra gli orsi polari, è quello del letargo che dura sempre meno.
In Scandinavia è stato osservato un comportamento inusuale da parte degli orsi polari, sono già usciti dal letargo!!!!
Le temperature anomale, superiori di quasi 5 gradi rispetto alla media del periodo, hanno sconvolto i modelli stagionali della fauna e della flora sia in Scandinavia ma anche in Groenlandia ed Islanda.
Dall'inizio dell'anno sono state varie le segnalazioni di orsi polari usciti dal letargo e sono stati riscontrati anche cambiamenti nelle abitudini degli uccelli migratori i quali si sono attardati sulle coste svedesi perché non c'era abbastanza freddo da "costringerli" alla migrazione.
Le alte temperature hanno favorito anche il risveglio di alcune piante con molti mesi d'anticipo.
Non possiamo dimenticare che, come lui, ci sono tantissimi altri animali e piante che soffrono per questi cambiamenti climatici sempre più drastici e repentini e ciò mette a rischio l'intero ecosistema terrestre poiché vengono a mancare gli equilibri e quei ritmi temporali su cui la natura si basa.
Non possiamo dire che cosa accadrà, nel futuro, all'orso polare e agli ecosistemi oggi conosciuti.
Però possiamo, e dobbiamo, monitorare il più possibile gli eventi e tentare di studiare i meccanismi e le cause di questi cambiamenti climatici oltre che studiare in maniera sempre più tenace i meccanismi attuati dal mondo animale e vegetale per sopravvivere in situazioni di "cambiamento ambientale".
A mio avviso si aprono molte possibilità di ricerca in questo ambito ma ci vogliono la volontà ed i fondi per investire su ciò che potrebbe aiutarci a comprendere meglio il nostro futuro e, a mio parere, anche la nostra storia passata.