lunedì 21 ottobre 2013

Maclura pomifera

 
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Immagine da: http://www.naturamediterraneo.com/forum/topic.asp?TOPIC_ID=8462

Nella mia città (Modena) ci sono piante curiose che sicuramente avete avuto modo di individuare durante le vostre passeggiate. Una di queste è sicuramente la Maclura pomifera, una pianta legnosa dal portamento arboreo della famiglia delle Moraceae (come il gelso per intenderci), conosciuta nella cultura popolare anche come “melo da siepe”o “Moro degli Osagi”.
È un albero dioico, ovvero esistono piante “maschili” e “femminili”, di altezza variabile tra i 6 e 20 metri.
La corteccia di questa pianta è color bruno-arancio e contiene tannini, è rugosa ed è caratterizzata dalla presenza di molte fessure nelle piante più anziane. Vi sono inoltre spine lunghe e robuste sulle ascelle fogliari ed il legno è molto duro, compatto, resistente e flessibile. La caratteristica di questo legno ha fatto sì che questa pianta venisse usata, presso la tribù degli indiani d’America degli Osagi, come legno per la produzione di archi.
Dalle radici di questa pianta si estrae un pigmento chiamato morina, estraibile anche da “parenti” di questo albero come il gelso e l’albero del mirto. La morina è un colorante giallo molto intenso, utilizzato per la colorazione di lana e cotone e veniva anche utilizzato mescolato ad altre sostanze (come l’indaco) per produrre altri coloranti.
Le foglie sono molto simili a quelle dell’albero dell’arancio e sono caratterizzate dal possedere una parte superiore glabra ed una pagina inferiore pelosa. In passato queste foglie sono state utilizzate per nutrire i bachi da seta (Bombyx mori) ma l’introduzione di queste foglie non ebbe molto successo perché meno nutrienti rispetto alle foglie del gelso, normalmente utilizzate per l’alimentazione dei bachi.
Questa infruttescenza è un ammasso sferico di colore variabile dal giallo al verde, di consistenza legnosa/coriacea e con la superficie profondamente corrugata.
Il frutto aperto rivela una polpa biancastra da cui cola un liquido lattiginoso. Il frutto non è commestibile e se ingerito può provocare all’essere umano nausea e vomito (emetico) mentre è un frutto commestibile e ben tollerato dagli scoiattoli.
Come precedentemente detto gli Osagi utilizzavano il legno di questa pianta per produrre archi molto resistenti ma anche come rimedio contro congiuntiviti ed infiammazioni oculari.
Oggi questa pianta ha funzione ornamentale e per la realizzazione di siepi dall’aspetto impenetrabile, dovuto anche alle spine presenti, e decorative per merito delle sfumature del legno che vanno da un marrone scuro al color ocra.
Alcune curiosità:
Questo stesso composto viene utilizzata anche contro la Candida, micete parassita dell'uomo

Originariamente questa pianta era tipica del nord America, più precisamente in un area degli Stati Uniti centrali (Texas ed Arkansas) abitata dalla tribù, precedentemente citata, degli Osagi. Nel nord America questa pianta viene chiamata anche arancio degli Osagi (Osage orange) , proprio dal nome della tribù indiana che risiedeva nella zona di crescita di questo albero.
La specie è dioica, cioè ha fiori maschili e femminili su piante differenti ed i fiori sono riuniti in infiorescenze. La caratteristica più curiosa della pianta, e che sicuramente fa notare ai passanti la presenza di questo albero nei nostri parchi, è il frutto che è più precisamente una infruttescenza (sorosio) formata da un insieme di acheni ognuno derivante da un diverso ovario.

- Nell'ultima guerra mondiale la corteccia della Maclura pomifera è stata utilizzata per produrre il colore “Kaki” delle divise americane
- Il pigmento “morina” che si ricava da questa pianta, veniva utilizzato dagli Osagi per tingersi il volto.
- In un articolo pubblicato nel 2003 sulla rivista della Botanical Society of America, si discute della tossicità delle foglie nei confronti degli erbivori
- Alcuni studi affermano che la linfa di questa pianta possa provocare dermatiti nell’essere umano.
- In M. pomifera è stato individuato il Resveratrolo (3,5,4'-triidrossi-trans-stilbene), un alcaloide fungicida che spiegherebbe l’eccezionale resistenza del legno della Maclura alla degradazione fungina.
- In Kansas la pianta di Maclura viene detta anche “siepe”
- Ebbe grande diffusione negli Stati Uniti (prima in Illinois) perché veniva utilizzato per recintare i terreni agricoli in modo efficiente e poco costoso.
- Il legno della Maclura è fra i più pesanti d’America: un metro cubo allo stato naturale pesa più della metà di un metro cubo di calcare, ed è quasi altrettanto duro perché smussa rapidamente le punte da tornio e le lame da sega; inoltre, pur essendo prodigiosamente flessibile, è due volte e mezzo più resistente del legno di quercia: un arco di arancio Osage, fatto con una pianticella ben stagionata e flesso con un tendine di bufalo, può scagliare una freccia di corniolo con tanta forza da farla penetrare in un bisonte fino alle penne, e tutt’oggi alcuni arcieri considerano il suo legno superiore al celeberrimo tasso usato per gli archi inglesi. Nel 1811 John Bradbury, incoraggiato da Jefferson, fece un viaggio di esplorazione lungo il Missouri River e disse che il prezzo di un arco di Maclura era elevatissimo poiché ammontava ad un arco e ad una coperta.
- Il legno di Maclura veniva utilizzato dai coloni per produrre gli assali dei carri, i mozzi delle ruote, le pulegge, i manici degli attrezzi, i pali del telegrafo, gli isolatori, i manganelli e le traversine ferroviarie.
Per saperne di più:
http://www.racehorseherbal.com/Wild_Herbs/Osage_Orange/osage_orange.html
http://www.actaplantarum.org/floraitaliae/viewtopic.php?t=11542
http://luirig.altervista.org/flora/taxa/index1.php?scientific-name=maclura+pomifera
http://giardinaggioirregolare.com/2010/04/20/nel-reticolo-maclura-pomifera/
http://plants.usda.gov/core/profile?symbol=MAPO
http://it.wikipedia.org/wiki/Maclura_pomifera














1 commento:

  1. Da un seme di questo frutto mi è nata una pianta spinosissima ma sempreverde con foglie seghettate e pungenti, lanceolate e alcune forse a fine ciclo,color rosso porpora molto intenso

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