sabato 31 ottobre 2015

Scienziati osservano vespe evolversi in nuove specie




Alcuni recenti studi pubblicati su  National Academy of Sciences sembrano suggerire che la nascita di una nuova specie da una specie esistente di moscerini della frutta avrebbe scatenato un'evoluzione a cascata in 3 specie di vespe che predano questo insetto.
L'articolo, infatti, afferma che l'evolversi di questo tipo di drosofila abbia innescato una reazione catena di un processo evolutivo iniziato circa 160 anni fa.
La cosa più interessante di questo studio, non è tanto la reazione a catena scatenatasi tra due organismi strettamente correlati tra loro (preda-predatore) ma la rapidità con cui è avvenuto questo processo.
Scott Egan, biologo evoluzionista alla  Rice University  e co-autore della ricerca afferma:

"Tendiamo a pensare che i fenomeni evolutivi avvengano in tempi lunghi, di milioni di anni ma ciò che è avvenuto nel nostro studio è che una nuova specie può nascere anche in breve tempo, in contemporanea o comunque in tempi molto più compatibili con la durata della vita umana."

La speciazione si verifica, generalmente, quando le variazioni biologiche tra gli individui in una specie consentono ad alcuni di loro di vivere in un ambiente diverso da quello in cui è solita vivere la specie stessa.
Se questi riescono a prosperare nel nuovo ambiente, si avrà una divergenza (una "separazione") dalla popolazione originaria fino alla nascita di una nuova specie completamente autosufficiente.

Ma può tale speciazione in un gruppo di organismi innescare anche una speciazione in un altro gruppo?

Quest'ultimo studio è tra i primi a documentare che ciò è possibile anche se in linea teorica questo fatto era ipotizzato, e tacitamente condiviso, da molti.
Per migliaia di anni, la drosofila (moscerino della frutta) del Nord America, Rhagoletis pomonella, si è nutrita con i frutti del biancospino.
Ricercatori si accorsero, in seguito (1850), che il moscerino della frutta aveva compiuto un "salto" e ora si nutriva anche di mele.
Successivamente si scoprì che Rhagoletis si era suddivisa in due specie: popolazioni che vivevano tra alberi di biancospino e quelli tra gli alberi di mele colonizzando così, di fatto, un nuovo ambiente.
Le nuove specie hanno differenti tempistiche di schiusa delle larve e dei cicli vitali, per ottimizzare in un certo senso la riproduzione.
Rhagoletis è predata da tre specie di vespe. Le larve dei moscerini vivono all'interno del frutto e le vespe depongono le uova all'interno delle larve. Le larve dei moscerini si schiudono e in seguito si schiudono anche quelle delle larve di vespa divorando il loro ospite dall'interno.

Ciò che il dottor Egan ed il suo team hanno scoperto è che la speciazione che in origine si è verificata nel moscerino della frutta ha innescato una speciazione nelle vespe loro predatrici.
Nello studio su PNAS viene infatti documentato come le vespe che vivono sopra i biancospini e quelle che vivono sopra gli alberi di mele hanno differenti cicli vitali ed anche un corredo genetico modificato. Sono stati riscontrati anche cambiamenti comportamentali che stanno ad indicare anche cambiamenti di natura fisiologica.
Così, in breve tempo, da 3 tipi di vespe si sono ottenute 3 nuove specie per un totale di 6 che in natura si sarebbero incontrate molto raramente e non avrebbero avuto modo di ibridarsi tra loro a causa dell'avvenuta speciazione.
Non è chiaro se questo processo, noto come "speciazione sequenziale," è una tipologia comune o rara di evoluzione. Eppure, potrebbe aiutare a spiegare uno dei più grandi misteri della biologia: perché c'è una tale straordinaria molteplicità di forme di vita, il perché, ad esempio, ci sono fino a 30 milioni di specie di insetti sul pianeta? Come si è evoluta la diversità?

L'ultimo studio suggerisce che la speciazione sequenziale potrebbe essere stato un collaboratore fondamentale di questo rapido processo di speciazione.
"Il fatto che possiamo vedere speciazione in soli 160 anni è in linea con la diversità sorprendente che osserviamo in natura, che ha avuto milioni di anni per giocare", ha detto il dottor Egan.

Il documento è stato pubblicato su  PNAS dai ricercatori della Rice,  della Notre Dame, di Michigan State University, della University of Iowa e dell'Università della Florida.



Per saperne di più:

martedì 21 luglio 2015

I veleni nella storia dell' uomo



Molti veleni sono stai protagonisti indiscussi della storia umana, mettendo fine in modo improvviso e silenzioso a grandi uomini e donne che occupavano posizioni di potere e comandavano imperi e grandi nazioni.

Ma che cosa è un veleno per il mondo scientifico?
Per veleno s'intende una sostanza che, se viene assunta da un organismo vivente, ha su di essa effetti dannosi che possono essere temporanei o permanenti e portare fino alla morte.
I veleni agiscono attraverso meccanismi di natura chimica, per cui non sono considerati come tali  le sostanza che hanno effetti dannosi sugli organismi viventi e che agiscono per azione meccanica (Esplosivi) o per emissione di radiazioni (Uranio..)
I veleni possono essere xenobiotici, ovvero prodotti sinteticamente dall'uomo, oppure di origine naturale. I veleni prodotti da organismi viventi sono anche chiamati tossine.

In contrapposizione ai veleni, si chiamano antidoti (oppure contravveleno), quelle sostanze in grado di contrastare l'azione del veleno.

Il concetto di veleno pur se ben definito è tuttavia strettamente dipendente dal concetto di dose. In natura potremmo considerare come veleno qualunque sostanza perché tutte possono provocare danni ad esseri viventi se assunte in quantità molto elevate, perfino l'acqua elemento fondamentale per la vita!
Per questo è stato introdotto il concetto di dose letale 50, che si indica con il simbolo LD50.

Si definisce LD50 la dose in mg di una sostanza in grado di uccidere la metà della popolazione campione, misurata in Kg, di ratti adulti esposta ad essa. Ad esempio LD50 della vipera è uguale a 6; ciò significa che servono 6 mg di veleno per chilo di topo, per uccidere la metà di una popolazione di ratti.

Definite queste basi teoriche ora possiamo addentrarci nella storia dell'umanità, indagando i veleni che hanno contribuito alla fine di grandi imperi e alla morte di personaggi importantissimi.


ARSENICO

Questa sostanza, elemento 33 della tavola periodica degli elementi, è sicuramente tra i veleni più conosciuti.
Isolato chimicamente nel 1640 viene utilizzato sotto forma di veleno nella sua forma denominata "arsenico bianco" (triossido arsenioso), detto anche volgarmente "la polvere degli eredi" per la fama di essere utilizzato per uccidere parenti ed impossessarsi dell'eredità.
La dose tossica per l'uomo è di 10-50 mg mentre la dose letale, per assunzione monodose, è di 60-120 mg.
La morte che ne consegue dall'assunzione di una quantità tale di questa sostanza è lo shock gastroenterico, ciò vuol dire che l'intestino dell'avvelenato si brucia e si consuma fino alla morte in modo lento e molto doloroso.
È considerato il veleno del "delitto perfetto" perché è inodore e insapore.

L'arsenico è notevolmente solubile in acqua e grazie a questa sua proprietà una donna, Giulia Tofana, si arricchì a dismisura producendo in larga scala un veleno a base d'arsenico disciolto in acqua chiamato "l'acqua Tofana"(1640).
Questo veleno veniva acquistato da mogli o mariti che volevano diventare vedove/i in maniera silenziosa e rapida.

In Cina, esistono manoscritti risalenti al 1000 a.C. che contengono molte ricette per produrre armi letali a base di arsenico come ad esempio gas velenosi o irritanti, utili a scopo bellico.

Anche Lucrezia Borgia si narra che avvelenasse le sue vittime utilizzando arsenico che nascondeva in un anello cavo o, secondo altri studiosi, in un ciondolo sempre cavo all'interno e contenente una polvere bianca a base d'arsenico.



CIANURO
Il cianuro è un altro veleno molto utilizzato nella storia dell'umanità. La caratteristica principale delle vittime di questo veleno è quella di emanare un forte odore di mandorla.
Questo veleno blocca il trasporto di ossigeno alle cellule, legandosi al posto dell'ossigeno stesso al ferro contenuto nell'emoglobina. Questo legame soffoca la cellula la qualche non riceve più un elemento fondamentale per il suo corretto funzionamento. Il cianuro provoca perdita di coscienza e la morte avviene spesso per arresto cardiaco.
Il cianuro fu molto utilizzato nella seconda Guerra Mondiale.
Composti derivati dal cianuro sono stati utilizzati nelle camere a gas e, inoltre, il cianuro era in dotazione agli esponenti di punta dell'esercito ma anche dei personaggi politici più in vista del terzo Reich. Lo stesso Hitler lo utilizzò per morire. Ingerì del cianuro e, dopo si suicidò con un colpo di pistola in testa.
Molti altri esponenti del Reich utilizzarono il cianuro piuttosto che essere prigionieri a vita, tra questi Eva Braum e Herman Göring.
Anche il grande matematico e crittografo britannico Alan Turing, condannato per omosessualità alla galera o alla castrazione chimica (scelse quest'ultima), decise di suicidarsi utilizzando del cianuro che iniettò in una mela che poi mangiò come Biancaneve, una delle sue fiabe preferite da bambino.


CICUTA



La cicuta (Conium maculatum) è una pianta perenne a foglia grande e con piccoli fiori bianchi che si trova fino a 1900 metri d'altitudine; cresce in ambiente roccioso e fiorisce a fine giugno-luglio.

È sicuramente il più diffuso e conosciuto veleno dell'antichità, passato alla storia grazie a Socrate il quale morì assumendo una bevanda a base di cicuta.
Anche il condottiero Cartaginese Annibale si uccise ingerendo della cicuta per evitare di essere catturato dai romani.
 Questo veleno agiste sulle sinapsi del cervello e provoca cefalee mentre, se viene ingerita una dose letale, provoca paralisi e asfissia in poche ore.



ACONITE (Aconitum napellus)

È conosciuta anche come "l'erba del diavolo" perché è bella quanto velenosa.
Il suo veleno è molto pericoloso perché può essere assorbito anche solamente per contatto, raccogliendo questa pianta e non esiste antidoto.
Nella mitologia Greca si dice che Cerbero, in cane a 3 teste custode degli inferi, avesse nella bava i semi di aconite e quando Eracle lo ha rapito per portarlo sulla Terra (la sua ultima fatica), la rabbia del cane e la sua saliva a contatto col suolo hanno fatto crescere questa pianta.
Secondo uno storico tedesco, inoltre, non sarebbe stato il morso di un'aspide ad uccidere Cleopatra ma un cocktail di droghe a base di aconito




BELLADONNA (Atropa belladonna)

Questa pianta che cresce sui muri e sui vecchi ruderi in estate e velenosa in tutte le sue parti. La parte più tossica sono le bacche, di colore simile alle ciliege e sapore dolciastro che le ha rese complici di avvelenamenti  di persone ignare del pericolo.
La belladonna agisce sul cervello e i sintomi sono molto rapidi e la morte avviene per paralisi al massimo in 2 giorni.

In epoca romana e nel Rinascimento è stata utilizzata dalle donne in cosmesi, per dare colorito al viso e per rendere le pupille dilatate e l'occhio più vistoso.
La belladonna provoca allucinazioni e per questo venne usata, soprattutto in Germania, per provocare allucinazioni nei nemici di guerra come metodo di confessione.

Sempre per le sue caratteristiche nel provocare allucinazioni, la belladonna è da sempre utilizzata nel mondo Wicca per dare la sensazione di "volo" e di viaggio a chi l'assume.

RICINA

La ricina è una proteina presente nei semi del ricino (Ricinus communis). È una potente citotossina naturale capace di provocare necrosi cellulari (morte delle cellule) bloccando l'attività di sintesi proteica dei ribosomi.
La dose letale per l'uomo e circa di 0.2 mg ma il valore è dibattuto.
La ricina è salita ad onor di cronica per il suo utilizzo nell'est Europa (Polonia,Russia, Ucraina...) per eliminare personaggi politici scomodi ed in ambito di spionaggio e controspionaggio.
Ne è un esempio la morte del dissidente bulgaro Georgi Markov che fu asssassinato a Londra nel 1979 da un uomo che si avvicinò puntandogli contro un ombrello modificato per sparare una pallottola contenente ricina.
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA:

- 5 veleni mortali famosi


- Alcuni cenni (date, nomi...) da: Wikipedia


martedì 5 maggio 2015

Animali buffi: La Saiga tatarica

La Saiga (Saiga Tatarica) è un antilope appartenente all'ordine degli artiodattili, mammiferi che possiedono un numero pari di dita e che hanno le zampe rette in egual modo dal terzo e quarto dito.Un tempo, questa antilope abitava una vasta area che si estendeva dalle steppe euroasiatiche, dei Carpazi e del Caucaso fino alla Mongolia.
Oggi si trova in poche aree della Russia (Calmucchia), del Kazakistan e della Mongolia Occidentale a causa del bracconaggio.
Durante l'era glaciale il suo areale era molto più vasto e si estendeva alle isole britanniche, all'Alaska, lo Yukon e anche la penisola Iberica.

Sono erbivori che vivono in branchi numerosi e vivono muovendosi continuamente per le steppe semi-desertiche mangiando moltissimi tipi di piante. Sono animali molto utili perchè si nutrono anche di piante dannose per altri animali e per l'uomo.
Grazie alla loro struttura fisica possono percorrere distanze notevoli ed attraversare corsi d'acqua nuotando. Non si muovono volentieri su terreni montuosi o accidentati sempre a causa della loro struttura fisica, non adatta a questa tipologia d'ambienti.
Durante la stagione degli amori, anche in questa specie sono presenti comportamenti di lotta tra i maschi per ottenere il favore delle femmine. Il vincitore dei combattimenti ha il diritto di radunare mandrie di notevoli dimensioni che variano da 5 fino anche 70-80 individui.
I piccoli nascono in primavera e molto spesso sono parti gemellari.






La Saiga è un animale che misura generalmente 60-80 cm al garrese e pesa dai 36 ai 70 Kg a seconda del sesso e dell'età dell'individuo. I maschi, infatti, sono più grandi delle femmine e sono anche gli unici ad avere corna.
Il corno del Saiga fu causa di bracconaggio, sia perchè ci fu un tempo in cui si proponeva e si favoriva la caccia di questo animale per la presenza di milioni di esemplari nel proprio areale, sia perchè lo si pubblicizzava come alternativa al corno di rinoceronte e si pensava in questo modo di aiutare la sopravvivenza del rinoceronte stesso.
Oltre a ciò, il corno del Saiga è molto importante per la medicina tradizionale cinese per ridurre iperattività, convulsioni ed abbassare la febbre.

La Saiga è facilmente riconoscibile da chiunque per la sua insolita struttura nasale che è grande e flessibile e ricorda una proboscide.
Recenti studi hanno ipotizzato che questa struttura si sia evoluta e mantenuta nella specie attuale perchè risulterebbe funzionale all'ambiente in cui l'animale vive. Si ipotizza, infatti, che questo naso serva per riscaldare l'aria fredda e secca dei lunghi inverni nella steppa Euroasiatica, prima che raggiunga i polmoni; inoltre, si crede che serva per filtrare la polvere d'estate, quando questi animali si muovono in numerosi branchi alla ricerca di erba da brucare.

Ad oggi, la popolazione mondiale di questa antilope sembra in ripresa grazie ad un protocollo di conservazione e all'attenzione che le autorità locali danni a questo animale.
Gli ultimi dati ci danno una popolazione in crescita, soprattutto della sottospecie della Mongolia (
Saiga tatarica mongolica).
Ci sono quindi ottime speranze di vederli presto uscire dallo stato "critico" dell'indice di stato conservazione della IUCN.






giovedì 2 aprile 2015

L'oro di Re Mida



Tutti conosciamo il mito narrato da Ovidio nelle "Metamorfosi" di Re Mida, il quale ottenne in dono la capacità di tramutare ogni cosa in oro con un semplice tocco perchè aveva accudito un vecchio satiro, Sileno, tutore del Dio greco Dioniso.


In realtà sotto a questo celebre mito si celano curiosità chimiche e scientifiche che rendono una spiegazione a questo avvenimento che, come spesso accade, coincide con la storia.
Per molti storici, infatti, la figura di Re Mida, si può identificare con quella di  Mita, un re dell'Anatolia occidentale alla fine dell'VIII secolo a.C.

La zona della Frigia è da sempre conosciuta come una terra ricca di giacimenti minerari tra cui miniere di stagno e di grafite.
La metallurgia in queste zone era molto diffusa e ben impiantata nella società del tempo; tra le tecniche metallurgiche più in uso ai tempi, e più all'avanguardia, vi era quella della fusione in bronzo, una lega composta da stagno e rame.

Importanti ritrovamenti archeologici fecero gridare alla grande scoperta quando venne ritrovata la tomba di un certo Mida (si scopri in seguito essere la tomba del padre di Re Mida) in cui si trovarono moltissimi oggetti di ottima fattura ma tutti di bronzo e nessuna traccia del tanto ricercato oro.
Da cosa deriva, allora, l'odierno mito?

Partiamo da una importante informazione; il bronzo è una lega ovvero un composto che si ottiene dalla combinazione di più elementi.
Non è quindi come una molecola d'acqua che è sempre e solo formata da due parti d'idrogeno ed una di ossigeno.
Il bronzo si forma mescolando tra loro stagno e rame ed altri materiali in diversa percentuale ed in base a ciò cambia di molto anche il colore.

Nell'antico territorio della Frigia vi erano moltissimi giacimenti minerari di zinco il quale molto spesso è mescolato allo stagno ed è facile confonderli.
La cosa che più ci interessa è che mescolando zinco e rame non si ottiene il bronzo ma un metallo di colore giallo molto luminoso, L'ottone, il quale può essere confuso con oro ad un occhio inesperto e distratto ma, soprattutto, si presta bene ad essere romanzato come probabilmente è avvenuto grazie ad Ovidio e al suo racconto.

A rafforzare questa tesi ci vengono in aiuto ancora una volta la storia e l'archeologia che infatti confermano, grazie a scritti e ritrovamenti di siti archeologici importanti, la presenza delle più antiche fonderie di ottone conosciute proprio nelle terre in cui un tempo regnava Mida.
Ad ulteriore conferma vi sono anche tentativi moderni da parte di un professore di metallurgia dell'università di Ankara con l'aiuto di storici locali (nel 2007), di ricostruire fedelmente una fornace primitiva dell'epoca di Mida e di caricarla con materiale minerario locale.

Essi fusero il materiale, lo fecero colare e fecero raffreddare il liquido. Il metallo, che si solidificò in lingotti, aveva uno splendido colore dorato; in questo modo avevano ottenuto l'ottone come ai tempi di Re Mida.

Non siamo in grado di sapere esattamente se questa lega simile all'oro fosse conosciuta all'epoca di Mida o se si pensasse realmente che fosse oro. Tuttavia, è molto probabile che il mito del tocco di Re Mida fosse dovuto ad anni ed anni di storie gonfiate al puro scopo di esaltare la qualità degli utensili di ottone, sicuramente più appariscenti di quelli in bronzo molto diffusi nella vicina Grecia.
Molto probabilmente Ovidio non fece altro che romanzare ulteriormente una storia sentita e risentita nelle città greche mitizzando, appunto Mida ed il suo "oro magico" dando così grande gloria all'uomo che poteva tramutare ogni cosa in.... ottone :D



mercoledì 1 ottobre 2014

Il disegno della vita - J. Craig Venter

Dopo molto tempo dal mio ultimo post a causa di mancanza di tempo e di spunti interessanti da proporvi, riprendo a scrivere proponendovi una lettura che può far chiarezza su un avvenimento scientifico considerato molto importante dalla stampa internazionale.
Il 20 Maggio 2010, Craig Venter annunciò al mondo la creazione del primo essere vivente in un laboratorio: una cellula "sintetica" ottenuta a partire da un cromosoma artificiale in grado di moltiplicarsi.

Nel libro "Il disegno della vita" (saggi Rizzoli), Venter analizza il percorso scientifico che lo ha portato a questo importante traguardo, analizzando nello specifico le tecniche utilizzate, i problemi accorsi al progetto ed i possibili sviluppi futuri.
È un libro che trovo semplice, scritto in un linguaggio comprensibile anche a chi non ha le basi scientifiche che spesso sono ostacolo per la comprensione di questo genere di saggi.
Lo consiglio a tutti, per farsi un'idea sull'avvenimento dopo aver letto il punto di vista del personaggio che ha reso possibile questo importante traguardo scientifico che getta le basi per nuovi possibili sviluppi scientifici.
È inoltre indicato a chi ha scritto articoli pessimi su questo avvenimento, al puro scopo di vendere qualche giornaletto in più, e a chi ha fatto di tutto per demonizzare questo studio in nome di una qualunque divinità o per pura invidia o puro senso d'anticonformismo.




Per saperne di più:

1) Articolo di Edoardo Boncinelli (corriere.it) del 21 Maggio 2010

2) BBC sull'argomento, 20 Maggio 2010

3) NYtimes 20 Maggio 2010

4) Economist 20 Maggio 2010

5) Nature 20 Maggio 2010

6) Estratto PDF della ricerca (inglese) da Sciencemag.org 

domenica 13 luglio 2014

Animali strani nel mondo animale (PARTE 2)

Eccoci qui con la seconda parte dedicata a questo excursus su alcuni animali strani che vivono su questo pianeta pieno di sorprese!

                                        IL CERVO DAL CIUFFO

Elaphodus cephalopus, chiamato anche "cervo dal ciuffo", è un mammifero della famiglia dei Cervidi che vive nelle foreste ad alta quota (sopra i 3500 metri) della Birmania e della Cina centrale ed anche India nord-orientale a a Myanmar.
A causa del suo ambiente impervio e del suo carattere schivo  non si conosce molto delle sue abitudine ma sicuramente risaltano agli occhi alcuni sue caratteristiche fisiche che lo rendono molto particolare.
In primo luogo alto, al garrese 50-60 cm ed ha un piccolo palco di corna.
Possiede un paio di incisivi superiori che sono simili a corte zanne e che fuoriescono dalla bocca anche quando questa è chiusa; questa è una caratteristica che gli accomuna a dei loro parenti stretti, i muntjak (Muntiacus muntjak). Sulla fronte ha un ciuffo di peli neri al quale si deve il nome comune. Il manto è nero, per mimetizzarsi al meglio nell'ambiente in cui vive, e la coda è bianca. 



                                     
                                        FOSSA
Il Fossa (Cryptoprocta ferox), è un mammifero carnivoro endemico del Madagascar.
È un animale che può essere scambiato per un grosso felino ma che in realtà è imparentato con la mangusta. È lungo 150-180 cm, compresa la coda lunga quanto il corpo, e pesa 7-12 Kg. L'altezza al garrese si aggira attorno ai 40 cm.
Ha una forma molto allungata e snella che gli conferisce, ad un occhio inesperto, somiglianze con piccoli puma.
Il pelo è rossiccio, di un colore simile a quello del canguro rosso (Macropus rufus) ed esistono esemplari melanici (con pelo molto scuro) soprattutto nel Madagascar orientale.
Essendo uno dei carnivori più grandi del Madagascar, si deduce che è in cima alla catena alimentare. Si nutre di lemuri, che riesce ad inseguire anche sugli alberi sfruttando la lunga coda per rimanere in equilibrio, ma può nutrirsi praticamente di ogni animale che popola l'isola anche se predilige, oltre ai lemuri, pollame e maiali.

La sua indole molto combattiva fa sì che riesca ad abbattere anche prede molto più grandi di lui; i malgasci affermano che possa uccidere anche gli Zebu (Bos indicus) e che possa aggredire l'uomo se si sente in pericolo.È un animale solitario che si riunisce in gruppi solo nel periodo dell'accoppiamento. È capace di occupare un territorio ampio di anche 10 Km.
Non si trova solamente sugli altopiani centrali che sono prevalentemente privi di alberi.
Lo si può trovare anche a 2500 metri, dove si nutre prevalentemente di Tenerec, un piccolo mammifero simile ai toporagni ed ai ricci.
È considerato dalla IUCN "animale vulnerabile" a causa della caccia degli allevatori che lo vedono come una minaccia per il bestiame e della deforestazione massiccia dell'isola.


Il Fossa è diffuso in ogni tipologia di habitat del Madagascar dove sono presenti alberi, anche pochi. Per cui è diffuso nelle foreste pluviali ed orientali ma anche nelle foreste occidentali e perfino nelle foreste spinose del sud dell'isola.




                                             GLAUCUS ATLANTICUS


Di questo bellissimo mollusco nudibranco, che a me sembra un Pokemon ma da ciò che mi hanno detto sarebbe uguale ad un Digimon, ho parlato abbondantemente in un articolo su questo stesso sito. Lo trovate qui.


                                      NEOCLINUS BLANCHARDI


È un pesce d'acqua salata che vive le soste del Pacifico Orientale, dalla Baia di San Francisco (California) alla Baja California in Messico.
La loro particolarità è la testa tozza, con occhi sporgenti ed una bocca enorme con mascelle estendibili collegate alla testa da delle membrane molto elastiche ed un corpo molto corto e affusolato.
Sono pesci fortemente territoriali che vivono all'interno di conchiglie ed in anfratti marini difendendoli dai propri simili in maniera aggressiva.
Infatti, se sentono minacciato il proprio territorio e la propria casa, non esitano ad assumere un atteggiamento aggressivo allargando le ampie mandibole per spaventare gli invasori del territorio. È stato notati che utilizzano la stessa tecnica per spaventare dei predatori.

Nel video sottostante potete notare il meccanismo di difesa all'opera.



 



                               L'ANTILOPE GIRAFFA (GERENUK)

L'antilope giraffa (Litocranius walleri) è tipica dell'Africa orientale (Tanzania, Kenya, Somalia). Il suo nome volgare deriva dal suo collo pronunciato che le permette di nutrirsi di foglie più alte sugli alberi, cosa che la rende simile alla giraffa.
Altra caratteristiche di questa antilope è la capacità di stare in piedi sulle gambe posteriori per raggiungere vegetazione posta ancora più in alto sugli alberi.










                                             PELOCHELYS BIBRONI

Conosciuta volgarmente come "Tartaruga  dal guscio molle gigante dell'Asia"  è l'unica specie vivente conosciuta del genere Pelochelys. 
Non va confusa con la tartaruga dal guscio molle gigante dello Yangtze (quasi estinta) con cui non è imparentata. È una specie poco studiata di cui si pensa esistano diversi taxa ancora non individuati.
Recenti studi indicherebbero almeno l'esistenza di due taxa diversi che distinguerebbero una specie dell'asia ed una più tipica della Nuova Guinea (P. bibroni).
Questa specie ha una testa larga con piccoli occhi. Carapace privo di protuberanze (liscio= e di colo verde militare- verde oliva.
È la tartaruga d'acqua dolce più grande del mondo e misura circa 2 metri di lunghezza.
Preda pesci, molluschi, crostacei a cui tende imboscate sepolta sul fondale fangoso di laghe e corsi d'acqua dolce mantenendo fuori solo la testa.
Il suo nome volgare è dovuto al suo aspetto flaccido ed appiattito.



                                          AYE-AYE

Daubentonia madagascariensis, conosciuto anche come Aye-Aye è un primate tipico del Madagascar, unico rappresentante vivente del suo genere e della sua famiglia.
Vive principalmente le zone costiere del Madagascar orientale ed il suo habitat principale sono le foreste pluviali al di sopra dei 550 m d'altitudine.
Assomiglia vagamente ad un lemure di altezza non superiore ai 90 cm.
Il suo pelo è folto, lungo e di color nero oppure marrone scuro con sfumature di rosso sul ventre e macchie bianche a formare una sorta di collare attorno al collo.
Ha caratteristiche fisiche appartenenti sia al mondo dei primati, di qui fa parte, che dei roditori e ciò lo rende unico nel suo genere.
I primi zoologi che lo studiarono lo credevano una sorta di scoiattolo gigante che si nutriva di lombrichi, che infilzava con il lungo dito medio, e viveva all'interno di tronchi ecc....
Ha incisivi lunghi e piatti, simili a quelli dei roditori, a crescita continua. Possiede polici opponibili, dita lunghe con grossi artigli, soprattutto il terzo dito che è lunghissimo ed utilizza per procacciarsi il cibo.
È stato descritto, in passato, come n animale con orecchie da chirotterom faccia da volpe, occhi da gatto, corpo da scimmia, mani da strega e coda e denti da scoiattolo.... una chimera della mitologia insomma!
È notturno e vive, come già accennato, all'interno di tronchi cavi o alla biforcazione di grossi rami dove crea un nido utilizzando ammassi di foglie. È tendenzialmente arboricolo, si muove la notte anche per molti chilometri saltanto di ramo in ramo. A causa della sua struttura corporea gli risulta molto più semplice muoversi saltando da un ramo all'altro invece che camminare orizzontale.
Sono territoriali e possiedono territori molto ampi che marcano utilizzando secrezioni ghiandolari. La comunicazione tra loro, che si pensava essere molto primitiva, in realtà avviene sia attraverso queste secrezioni ghiandolari ma anche attraverso versi che producono e sibili.
Si nutrono di vermi, larve e pupe di insetti oltre che di vegetali.
Il dito medio molto sviluppato è utilizzato per procurarsi il cibo, per dare colpetti alla corteccia degli alberi in cerca di nutrimento e per estrarre il midollo del bambù e della canna da zucchero.
Lo utilizzano anche per scavare la polpa di frutti come le noci di cocco.
Utilizza il dito medio anche per bere; infatti, dopo aver creato un foro, ad esempio, nella noce di cocco, bagna il dito del liquido e se lo porta alla bocca.
Gli Aye Aye hanno l'abitudine di sepellire i rifiuti dei loro pasti.


Dettaglio dita di aye aye


                                              In questo video, ecco come si nutre Aye-aye







sabato 12 luglio 2014

Animali strani nel mondo animale (PARTE 1)

Madre Natura riserva sempre delle sorprese e molte differenze di forma, colore, abitudini all'interno dei vari regni presenti sul pianeta.
Il regno animale è ricchissimo di animali stravaganti e di cui ignoriamo l'esistenza.
Qui di seguito ne elencherò qualcuno, sperando di fare cosa gradita.


                                                           PESCI PACU
I pesci Pacu sono un insieme di diverse specie di pesci imparentati con i Piranha. Questi sono pesci vegetariani che normalmente si trovano nei grandi fiumi del Sud America.
Generalmente sono più grandi dei piranha e sembrerebbero, in apparenza, possedere una struttura molto "standard".
Ciò che li rende particolari è la dentatura la quale è molto differente da quella dei piranha. Mentre i piranha hanno denti aguzzi e taglienti visibili anche quando hanno la bocca chiusa, i pesci Pacu possiedono una dentatura molto simile a quella umana (denti appiattiti ed ampi) e questi non sono visibili quando la bocca è chiusa.
I loro denti sono funzionali alla dieta di questo pesce che si nutre di cose molto dure come semi e noci e per cui vengono anche chiamati "pesci schiaccianoci".

Particolare di dentatura di Pesce Pacu
                                                       POLPO  DUMBO Il "Polpo Dumbo" è un nome comune dato ai polpi, appartenenti al genere Grimpoteuthis, che possiedono due protuberanze che ricordano le orecchie del famoso elefantino della Disney.
Vivono in acque profonde tra i 400 ed i 5000 metri e sono difficilmente avvistabili a cause delle grandi profondità che possono raggiungere.
Si nutrono di crostacei e vermi marini ma non si conosce molto della loro dieta per la grande difficoltà con cui si riesce a scovarli nelle profondità.
Essi vivono anche nei prezzi di camini idrotermali marini che sono zone sul fondo del mare da cui fuoriescono acqua calda e flussi continui di minerali grazi all'attività vulcanica.
Quelle che sembrano orecchie enormi in realtà sono pinne che vengono utilizzate per il movimento verticale (quindi per la risalita).
Nel video qui sotto, potete vedere un esempio di Grimpoteuthis bathynectes

                                                            Ragni Spinosi
Il genere Gasteracantha contiene ragni caratterizzati dalla presenza di numerosi aculei  sulla parte posteriore del corpo (opistostoma).
Possiamo trovare esemplari di quest ragni spinosi in sud America, Australia, Madagascar e in Asia orientale e sud orientale. Sono carnivori e si nutrono di insetti che intrappolano grazie alla loro ragnatela.
Non si sa bene per quale motivo questi ragni siano spinosi; l'ipotesi più accreditata afferma che questa struttura si sia evoluta a scopo difensivo (ingoiare qualcosa di spinoso è sempre complicato) ma anche per mimetizzarsi nelle foreste pluviali da possibili predatori.



                              ARMADILLO ROSA
Di questo simpatico animaletto, chiamato in Sud america Pichi Ciego, ho già dedicato un articolo in passato per cui vi rimando qui

                                  "SERPENTE" PENE


Animale molto strano il "serpente pene" (Atretochoana eiselti), un anfibio ritrovato in Sud America, dove sono state individuate varie specie,  dopo il riconoscimento del primo individuo (fiume Madeira, Sud america 2011).
Il nome volgare trae in inganno perchè non è un serpente ma un anfibio della famiglia dei Caeciliidae che può raggiungere la dimensione di 80cm.
Sono apodi (senza arti) ed utilizzando l'olfatto per orientarsi nel loro ambiente.
È un animale di cui si conosce ancora poco. Si pensa abbia abitudini prettamente acquatiche, poichè test genetici hanno evidenziato una certa famigliarità con le salamandre prive di polmoni e che sia vivipara.
Atretochoana eiselti
Foto che mostra testa flessa di Atretochoana eiselti in movimento
                                     Scimmia Nasica
Questa Bizzarra scimmia, Nasalis larvatus, è originaria del Borneo e vivono in giungle  e foreste di mangrovie. L'appendice nasale pendula, particolarmente sviluppati nei maschi, è il segno più distintivo e che rende strano questo splendido animale minacciato dalla continua perdita del suo ecosistema e dal fatto che sono considerati un cibo prelibato.
L'appendice nasale, nei maschi più anziani, può raggiungere anche i 18 cm  e anche se non è ben chiara l'utilità di un appendice così pronunciata, si pensa che possa essere una struttra importante per la produzione dei richiami sessuali e, con tutta probabilità, come carattere sessuale secondario.

Un altra ipotesi, invece, afferma che questa struttura nasale così pronunciata potrebbe essere utile per la dispersione di calore in un ambiente molto caldo e umido come quello del Borneo.
La scimmia Nasica si ciba di frutta acerba perché la frutta matura fermenterebbe all'interno del loro apparato digestivo causando gonfiori e dolori che possono anche essere fatali.

L'apparato digerente è diviso in 4 parti in cui è presente una ricca e forte flora batterica che permette la digestione della cellulosa e l'annullamento del potere tossico contenuto in alcune piante di cui si nutrono.
In Indonesia vengono chiamate "scimmie olandesi" in segno di disprezzo nei confronti degli antichi colonizzatori olandesi che erano grassi e col naso lungo.

Image credit: Bjørn Christian Tørrissen, via Wikimedia Commons.

                              PESCE STREGA (HAGFISH o Missina)
Pesce molto particolare in quanto è l'unico pesce che possiede un cranio ma non la colonna vertebrale.
Appartengono alla famiglia delle Myxinidae e sono considerati fossili viventi.
Vivono nelle profondità marine ed assomigliano, come aspetto a delle anguille. Non hanno mascelle, spine, squame e la loro vista è molto scarsa poiché utilizzano il senso dell'olfatto per spostarsi in mare e riconoscere le prede.
Sono conosciute tantissime varietà di questa famiglia d'animali marini, alcune con colorazioni particolari (scale di rosa) fino al marrone o al grigio.
Si nutrono di animali morti ma possono anche cacciare prede vive, attaccandosi a loro e nutrendosi di ci che hanno all'interno creando ulcerazioni nel corpo della preda.
Cosa molto curiosa è che possono produrre una sostanza gelatinosa e melmosa che può soffocare gli squali e qualunque altro predatore. Questa melma al contatto con l'acqua si espande all'inverosimile imprigionano ogni cosa, hagfish compresi ma quest'ultimi sono capaci, nella maggior parte dei casi, di liberarsi dalla melma e allontanarsi.
Qui di seguito un video di una Missina che produce "la melma anti-predatori"



                                                          PESCE LUNA
Il Pesce Luna (Mola mola), chiamato "pesce sole" dagli americani che devono sempre fare gli alternativi :D ,
è il più grande tra i  pesci ossei. Predilige il mare aperto ma è localizzabile anche in acqua costiere in zone tropicale, temperate e fredde (è stato trovato fino alle coste norvegesi e di Terranova). Lo si può avvistare anche nel mediterraneo ma se non siete fortunati potrete vederlo all'acquario di Genova.
Nell'emisfero Australe invece, è avvistabile lungo le coste di Sud Africa e Australia ed anche lungo le coste della Terra Del fuoco.
Può raggiungere anche i 4.5 metri di altezza e 3 di lunghezza. La sua forma schiacciata e allungata (ovoidale)
La locomozione è affidata soprattutto alle pinne dorsale e anale che sono opposte e simmetriche, di forma allungata (soprattutto la pinna anale). La pinna dorsale è sviluppata e a forma di ventaglio.
I denti sono fusi formando una sorta di becco.
Si ciba di plancton e meduse e le aperture brachiali sono ridotte e formate da un unica apertura poco prima della pinna pettorale.
La pelle del Mola mola può diventare molto spessa, fino a oltre 15 cm, e può ospitare notevoli quantità di parassiti e microorganismi, alcuni dei quali possono provocare bioluminescenza sulla superficie di questo pesce.
Il pesce luna a volta sale in superficie e si adagia su un fianco a pelo d'acqua. Sembra che in questo moda egli possa eliminare i parassiti che vengono mangiati da uccelli.
È un pesce molto longevo che secondo studi può anche raggiungere ampiamente il secolo di vita.

Mola mola e subacqueo

                                                   PESCE BLOB
Il pesce blob (Psychrolutes marcidus) è un pesce che vive le profondità marine tra i 500 ed i 1200 metri in Australia.
La composizione gelatinosa e flaccida della sua carne, lo rende meno denso dell'acqua, e quindi capace di galleggiare sopra il fondo del mare con poca fatica.
Non avendo praticamente massa muscolare, attende letteralmente che il cibo gli arrivi vicino ed assume senza problemi qualunque particella alimentari che s'aggira vicino alla sua bocca.
È un animale minacciato di estinzione a causa della pesca a strascico.



                                                  GRANCHIO YETI
Kiwa Hirsuta, conosciuto ai più come "granchio yeti", è stato scoperto nel 2005 al largo dell'Isola di Pasquaa 2200 metri di profondità. Vive nei pressi di sorgenti idrotermali vulcaniche.
Segni distintivi di questo crostaceo sono le chele molto lunghe, gli occhi atrofizzati e, soprattutto, lunghi filamenti setosi di colore giallastro- marrone che ospitano colonie batteriche.

Kiwa hirsuta

                              COLUGO DELLA SONDA

Il Colugo della Sonda, Galeopterus variegatus, è un mammifero appartenente alla famiglia dei cinocefalidi che impropriamente viene anche chiamate "Lemure volante della Sonda" ed a cui appartiene un'unica altra specie vivente nelle Filippine.
Il nome comune di lemure volante può trarre in inganno ma questo animale non è un lemure. Ha le dimensioni di un piccolo felino, con muso affusolato ed una faccia che ricorda quella dei chirotteri (pipistrelli), con grandi occhi e orecchie piccole di forma arrotondata.
È dotato di una membrana (petagio) che si estende dal collo fino alle punte delle dita dei quattro arti e fino alla coda. Questa membrana, oltre a permettere all'animale di palanare, viene utilizata come fosse una piccola amaca per accogliere il piccolo.
L'adulto del Colugo può arrivare a misurare 30-40 c, per un peso di quasi 2 Kg.
Sono animali crepuscolari-notturni, arboricoli che dormono durante il giorno. Il patagio, permette di planare anche per distanze di oltre 100 metri. Inoltre sono abili arrampicatori e sono molto lenti al suolo perchè il patagio risulta ingombrante a terra.
Vive in Thailandia, Malesia, Borneo, arcipelago Filippino, Sumatra, Giava nelle foreste pluviali ma anche in piantagioni di cocco e banani.
Piccola curiosità sulla sua pelliccia; il suo colore lo mimetizza quando è attaccato a tronchi degli alberi tanto da sembrare della corteccia con dei licheni sopra.



Per oggi concludo qui. Presto la seconda parte (lunedi o martedi della prossima settimana) :)