giovedì 2 aprile 2015

L'oro di Re Mida



Tutti conosciamo il mito narrato da Ovidio nelle "Metamorfosi" di Re Mida, il quale ottenne in dono la capacità di tramutare ogni cosa in oro con un semplice tocco perchè aveva accudito un vecchio satiro, Sileno, tutore del Dio greco Dioniso.


In realtà sotto a questo celebre mito si celano curiosità chimiche e scientifiche che rendono una spiegazione a questo avvenimento che, come spesso accade, coincide con la storia.
Per molti storici, infatti, la figura di Re Mida, si può identificare con quella di  Mita, un re dell'Anatolia occidentale alla fine dell'VIII secolo a.C.

La zona della Frigia è da sempre conosciuta come una terra ricca di giacimenti minerari tra cui miniere di stagno e di grafite.
La metallurgia in queste zone era molto diffusa e ben impiantata nella società del tempo; tra le tecniche metallurgiche più in uso ai tempi, e più all'avanguardia, vi era quella della fusione in bronzo, una lega composta da stagno e rame.

Importanti ritrovamenti archeologici fecero gridare alla grande scoperta quando venne ritrovata la tomba di un certo Mida (si scopri in seguito essere la tomba del padre di Re Mida) in cui si trovarono moltissimi oggetti di ottima fattura ma tutti di bronzo e nessuna traccia del tanto ricercato oro.
Da cosa deriva, allora, l'odierno mito?

Partiamo da una importante informazione; il bronzo è una lega ovvero un composto che si ottiene dalla combinazione di più elementi.
Non è quindi come una molecola d'acqua che è sempre e solo formata da due parti d'idrogeno ed una di ossigeno.
Il bronzo si forma mescolando tra loro stagno e rame ed altri materiali in diversa percentuale ed in base a ciò cambia di molto anche il colore.

Nell'antico territorio della Frigia vi erano moltissimi giacimenti minerari di zinco il quale molto spesso è mescolato allo stagno ed è facile confonderli.
La cosa che più ci interessa è che mescolando zinco e rame non si ottiene il bronzo ma un metallo di colore giallo molto luminoso, L'ottone, il quale può essere confuso con oro ad un occhio inesperto e distratto ma, soprattutto, si presta bene ad essere romanzato come probabilmente è avvenuto grazie ad Ovidio e al suo racconto.

A rafforzare questa tesi ci vengono in aiuto ancora una volta la storia e l'archeologia che infatti confermano, grazie a scritti e ritrovamenti di siti archeologici importanti, la presenza delle più antiche fonderie di ottone conosciute proprio nelle terre in cui un tempo regnava Mida.
Ad ulteriore conferma vi sono anche tentativi moderni da parte di un professore di metallurgia dell'università di Ankara con l'aiuto di storici locali (nel 2007), di ricostruire fedelmente una fornace primitiva dell'epoca di Mida e di caricarla con materiale minerario locale.

Essi fusero il materiale, lo fecero colare e fecero raffreddare il liquido. Il metallo, che si solidificò in lingotti, aveva uno splendido colore dorato; in questo modo avevano ottenuto l'ottone come ai tempi di Re Mida.

Non siamo in grado di sapere esattamente se questa lega simile all'oro fosse conosciuta all'epoca di Mida o se si pensasse realmente che fosse oro. Tuttavia, è molto probabile che il mito del tocco di Re Mida fosse dovuto ad anni ed anni di storie gonfiate al puro scopo di esaltare la qualità degli utensili di ottone, sicuramente più appariscenti di quelli in bronzo molto diffusi nella vicina Grecia.
Molto probabilmente Ovidio non fece altro che romanzare ulteriormente una storia sentita e risentita nelle città greche mitizzando, appunto Mida ed il suo "oro magico" dando così grande gloria all'uomo che poteva tramutare ogni cosa in.... ottone :D



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